Negli ultimi giorni, le quotazioni del Bitcoin hanno visto un forte aumento della volatilità. Una serie di notizie negative l'avevano fatto precipitare appena sopra i 30.000 dollari, ma poi la principale criptovaluta per capitalizzazione ha fatto uno scatto di oltre il 30% e si è indirizzata sopra la soglia psicologica di 40.000 dollari.
Secondo molti, solo il superamento stabile di questa quota potrà far pensare a una nuova risalita. In questo momento comunque il nervosismo impazza nelle piattaforme di trading e la volatilità è alle stelle, al punto che alcuni operatori del settore hanno effettuato un blocco degli scambi dai picchi della volatilità mettendo in difficoltà molti trader.
Tuttavia c'è chi non ha perso la sua verve ottimistica nei confronti di Bitcoin, come Cathie Wood, da sempre una delle più accanite sostenitrici. La stock picker di Ark Investment, pur ritenendo che l'emotività del momento potrà determinare ulteriori perdite per la valuta digitale, nel lungo periodo prevede che Bitcoin continuerà la sua corsa almeno fino a una quotazione di 500.000 dollari.
Bitcoin: i 5 motivi dietro al crollo
In questo momento comunque il mercato è alle prese con una situazione poco edificante dal momento che, dai massimi storici di 64.780 dollari, Bitcoin è arrivato perdere più del 50% prima di rialzare la testa. Gli analisti si sono impegnati a individuare quali sono state tutte le cause per cui il mood degli investitori sia cambiato così drasticamente. Facendo una sintesi delle varie opinioni, si possono elencare almeno 5 ragioni:
Informazioni sbagliate sulla Cina
La stampa nella giornata di martedì aveva diffuso la notizia che la Cina avesse bannato definitivamente la criptovaluta gettando nel panico il mondo degli operatori di mercato. In realtà le cose non stanno esattamente in questo modo. Pechino semplicemente riformulerà le regole che riguardano la limitazione delle transazioni dei token che sono in vigore dal 2017.
Le giravolte di Elon Musk
Il numero uno di Tesla ha giocato con le parole in questo periodo, facendo il bello e il cattivo tempo sul mercato delle valute virtuali. Musk ha inizialmente fatto intendere di aver liquidato tutte le sue posizioni in Bitcoin attribuendo la scelta a ragioni ambientali, poi ha precisato di non aver scaricato nemmeno un solo Bitcoin dal portafoglio di Tesla, infine ha twittato ancora definendo la moneta digitale una testa di diamante. Tutto quanto è servito a disorientare i trader, che forse in futuro cominceranno a dare meno credibilità ai tweet di Elon Musk.
Le operazioni a leva
Molti investitori hanno utilizzato la leva finanziaria nelle operazioni in Bitcoin e questo ha comportato a un certo punto le liquidazioni delle posizioni degli intermediari. In sostanza, quando le cose vanno nella giusta direzione, la leva non è un problema e amplifica i guadagni.
Il problema nasce viceversa quando vi è un calo repentino delle quotazioni e la volatilità è molto alta. In quel caso, chi ha prestato denaro richiede ulteriori garanzie a copertura dell'esposizione e, se queste non vengono fornite, scatta in automatico la chiusura della posizione. Infatti ieri sono state liquidate posizioni aperte per 8 miliardi di dollari.
Il giorno delle tasse
Negli Stati Uniti il 17 maggio è l'ultimo giorno per pagare le imposte e molti americani che avevano investito nelle criptovalute, hanno venduto almeno parte del capitale per adempiere all'obbligo fiscale, magari approfittando dei guadagni ottenuti finora con i rialzi di lungo periodo e del fatto che sul mercato si stavano addensando delle nubi minacciose.
Le aspettative inflazionistiche
Da un po' di tempo il mercato delle criptovalute sembra legato a doppio filo con quello azionario. Si muovono nella stessa direzione, probabilmente influenzandosi a vicenda. L'inflazione in agguato ultimamente ha agitato non poco le Borse e questo in qualche modo ha peggiorato l'umore anche degli investitori delle monete virtuali.