Quando la speculazione su un certo asset è particolarmente spinta si fa sempre fatica a distinguere il confine tra bolla speculativa e sostenibilità dei prezzi. Per Bitcoin e le criptovalute in generale, ciò che era ed è complesso per gli asset tradizionali viene elevato all’ennesima potenza a causa della persistente volatilità che accompagna questo giovane mercato.
Ciò che stiamo vedendo sulla prima criptovaluta per capitalizzazione in queste settimane a mio modo di vedere sono le prove generali di un ribasso che non necessariamente deflagrerà in qualcosa di simile a quello che è accaduto nel 2017. Credo però che le condizioni giuste per una correzione profonda stanno maturando. L’eccesso di sentiment positivo persiste.
Ogni ribasso è ancora interpretato da media e istituzionali come occasione di ingresso. Non si sentono grandi voci contrarie sulla qualità di Bitcoin come investimento. Ormai il mercato ha scontato il fatto che anche i big player del commercio online hanno adottato la moneta digitale come mezzo di pagamento, così come scontato è l’interesse degli investitori istituzionali per la criptovaluta.
Forse un’approvazione a sorpresa dell’autorizzazione all’emissione di ETF da parte della SEC potrebbe spingere ancora più su BTC, ma a parte questo non vedo nell’immediato notizie in grado di farlo decollare. Anzi.
Come ha dimostrato Elon Musk con il suo clamoroso passo indietro sono più probabili notizie che possono far storcere il naso agli investitori. Lo stesso restringimento dell’accesso al credito in Cina rischia di far deragliare una buona parte di quell’attività di mining che trova proprio nel Dragone il luogo di produzione globale più importante.
Il tweet ambientalista dell'AD di Tesla sull'inquinamento del mining è stato un segnale mal digerito dalla criptovaluta con un crollo in pochi minuti di oltre il 20%. A peggiorare la situazione sono anche le dichiarazioni della Banca del Popolo della Cina, che di recente ha detto di essere contraria ai token come forme di pagamento. Anche la figura settimanale di Bitcoin non incoraggia a prendere posizioni lunghe.
Criptovalute: l'analisi tecnica sul Bitcoin
Guardando alla situazione grafica del Bitcoin si nota come il MACD settimanale ha tagliato dall’alto verso il basso la linea segnale come nel 2017 e nel 2019. Le divergenze tra prezzo ed RSI erano evidenti da tempo. La media mobile a 50 giorni che tanto bene aveva fatto negli ultimi mesi ha ceduto. Infine una tipica figura di testa e spalle ribassista è già stata formalizzata. La cosiddetta linea del collo transitava da 49.000 dollari. L'arrivo a 40.000 dollari potrebbe però non saziare i ribassisti.
A questo sembra puntare il rapporto di forza relativa con l'oro. Dalle 35 once per Bitcoin in poche sedute siamo scesi sotto le 23. Un chiaro segnale di spostamento dei flussi finanziari verso un porto ritenuto più affidabile in questo momento. Gli arbitraggi scatenati da Musk a favore di criptovalute concorrenti negli ultimi giorni (Ethereum continua a ben performare in termini relativi) mi fa però pensare che la fase rialzista sia prossima alla fine per bitcoin.
La scusa del tema ambientale è perfetta per cominciare a smantellare posizioni che avevano generato profitti annui superiori al 400%: un movimento insostenibile nel lungo periodo ed il mercato se ne sta accorgendo.