L'indice S&P 500 ha avuto quest'anno una crescita eccezionale, aggiornando periodicamente i record storici. Adesso il principale listino americano viaggia appena sopra ai 4.400 punti, target originario per il 2021 di alcune banche d'affari come JP Morgan. Ultimamente il più grande istituto bancario statunitense ha anche alzato le previsioni, ponendosi come obiettivo 4.600 punti.
A giudizio dei suoi analisti, a trascinare l'indice verso nuove vette saranno alcuni fattori come il miglioramento dei fondamentali nel mercato del lavoro, la politica monetaria della Federal Reserve che si manterrà accomodante e i risparmi record delle famiglie americane che daranno impulso alle azioni.
I rischi tuttavia ci sono, in particolar modo quelli legati alla variante Delta del Covid-19 che potrebbe mettere seriamente in pericolo la ripresa economica. Un altro aspetto che potrebbe influenzare negativamente i corsi azionari riguarda il vento sinistro che proviene dalla Cina, o meglio dalle Autorità di Regolamentazione cinesi. La repressione che recentemente si è intensificata sulle aziende tecnologiche cinesi, gran parte delle quali quotata a Wall Street, potrebbe avere un effetto domino e influenzare un intero comparto prima, deprimendo l'intero listino dopo.
S&P 500: l'indice è davvero costoso?
Questi ragionamenti assumono maggiore valenza in rapporto al fatto che l'S&P 500 è salito già del 17% nel 2021 e secondo molti analisti ha una valutazione troppo alta rispetto ai fondamentali delle società che lo rappresentano. Ma è davvero così? Se noi valutiamo freddamente i multipli allora sì, in effetti l'indice è costoso. Le azioni scambiano a 21,4 volte l'utile previsto per i prossimi 12 mesi, ovvero il 43% in più della media a lungo termine, che è di 15 volte.
Il problema è che sull'indice pesano le aziende a grande capitalizzazione, le quali hanno rapporti Price/Earnings troppo elevati. Basti pensare che le big tech come Facebook, Apple, Amazon, Google e Netlix rappresentano circa il 25% di tutto l'S&P 500 e in questi anni hanno avuto una crescita spaventosa in Borsa. Se si fa quindi una media dei multipli senza ponderazione, si evince che i valori sono più bassi e quindi le azioni non sono poi così care per entrare a mercato.
S&P 500: ecco quali titoli scegliere
Quindi quali sono i titoli facenti parte del paniere americano che vanno acquistati? In base alle considerazioni di cui sopra occorrerebbe setacciare quelle azioni che costano poco e che hanno grandi potenzialità di risalita. In questo però vi è l'incognita derivante dalla politica monetaria delle FED. Una Banca Centrale americana che continuerà a tenere i tassi bassi a lungo e che rinvia il tapering nel suo piano di acquisti sicuramente farà il gioco dei titoli legati alla crescita e nella fattispecie di grande capitalizzazione.
Secondo il Il Chief Investment Strategist di Wolfe Chris Senyek questo potrebbe aiutare a gonfiare ulteriormente la bolla del mercato azionario. L'esperto vede comunque i settori collegati ai servizi di comunicazione e tecnologici essere i maggiori beneficiari dell'enorme liquidità che circola nei mercati. Questi comparti sarebbero anche meno esposti all'inflazione perché indipendenti dai prezzi delle materie prime.
Senyek ha espresso grande preoccupazione per la variante Delta, per questo scarta per il momento i titoli di consumo discrezionale, come quelli relativi ai settori tipo hotel, viaggi e compagnie di crociera. A suo giudizio la ritrovata verve dei consumatori nella spesa non sarà abbastanza per appagare le aspettative.