Il primo semestre del 2021 si è chiuso all'insegna dei record per l'S&P 500. Il principale indice americano è arrivato a quota 4.300 dollari, con un guadagno del 14,4% dall'inizio dell'anno. Dal 1998, un successo di questa portata è stato secondo solo a quello della prima metà del 2019, quando il listino aveva fatto registrare una performance del 17,4%.
Dopo una crisi di proporzioni immane, scaturita da una pandemia come poche volte è accaduto nella storia, sembrava quasi impossibile che la Borsa americana potesse risollevarsi così in fretta. Invece da un lato la campagna di vaccinazione e dall'altro gli stimoli fiscali e monetari di Governo e Federal Reserve hanno contribuito ad accelerare i tempi spianando la strada verso la ripresa economica.
S&P 500: numeri confortanti dalla storia
Adesso le preoccupazioni degli investitori sono quelle che riguardano cosa potrà succedere da qui in avanti. Le minacce all'orizzonte non mancano. In primis vi è la variante Delta che può condizionare pesantemente le riaperture e quindi tutta l'attività economica.
Alcuni sprazzi di cosa sia capace di provocare questo nuovo ceppo del virus si sono avuti proprio in quei Paesi come Inghilterra e Israele. che avevano staccato tutti nel mettersi alle spalle la pandemia con la vaccinazione e che adesso devono fare i conti con la riesplosione dei contagi.
Un altro fattore di rischio deriva dall'inflazione. La FED continua a rinvangare sulla questione della temporaneità del fenomeno, però intanto nell'ultima riunione del FOMC ha fatto intendere che il rialzo dei tassi potrebbe avvenire prima della data prevista.
Guardando alla storia, dal 1979 ad oggi, l'S&P 500 per ben 14 volte ha guadagnato più del 10% nel primo semestre dell'anno e in 11 di questi casi ha chiuso il secondo semestre in positivo. In 2 occasioni, invece vi sono state delle perdite lievi, come nel 1983 in cui l'S&P 500 è diminuito dell'1,9% e nel 1986 quando il calo è stato del 3,5%.
Solo nella seconda metà del 1987 si è avuta una perdita consistente, ovvero del 19%, ma perché tutto il semestre è stato condizionato dal Lunedi Nero del 19 ottobre quando Wall Street crollò del 22% in una sola giornata di contrattazione.
S&P 500: analisti e investitori vedono nero
Nonostante i numeri confortanti che offre il passato, gli analisti e gli investitori non sono molto ottimisti per il resto del 2021. Secondo uno studio di Citigroup, gli strategist di Wall Street si aspettano in media un valore dell'indice S&P 500 intorno a 4.150 dollari, quindi in calo di circa il 3% dai valori attuali.
L'aspetto però più inquietante dell'indagine della banca d'affari statunitense riguarda un sondaggio sui 70 fondi istituzionali, i quali prevedono che il listino USA scenda fino a 4,269 dollari prima della chiusura dell'anno. La cosa acquisisce maggiore rilevanza perché la stima proviene direttamente da coloro che acquistano e vendono le azioni sul mercato.
A condizionare le previsioni degli intervistati sono soprattutto lo scenario inflazionistico e il conseguente comportamento della FED in tema di tassi. Secondo alcuni, un'inflazione che non sia transitoria potrà incidere sulle quotazioni dell'S&P 500 addirittura per il 15%, ancor più se la Banca Centrale americana dovesse interrompere anzitempo le misure di stimolo all'economia. Una delle poche note positive arriva da Jefferies, che ha aumentato il suo obiettivo di prezzo a 4.350 dollari per il 2021, sebbene questo costituisca un rialzo dell'indice appena dell'1%.