La tempesta è arrivata, i mercati finanziari sono stati travolti da una pioggia di vendite e viaggiano nel segno del rosso. Ieri il sell-off si è abbattuto sui titoli tecnologici a Wall Street e il NASDAQ ha chiuso la seduta con un vistoso calo del 2,55%, il più grande crollo dal mese di marzo.
Nella notte le Borse asiatiche hanno seguito a ruota, con il NIKKEI 225 che ha lasciato sul terreno il 3,08%. Stamattina le cose non vanno meglio per l'Europa. Il DAX sta perdendo circa il 2%, mentre il nostro principale indice a Piazza Affari è in flessione dell'1,23%. In controtendenza i listini cinesi che hanno terminato la seduta in territorio positivo in scia della ripresa economica del Dragone.
Crollo Borse: gli investitori temono l'inflazione
Cosa abbia determinato il sopraggiungere dirompente degli orsi sui mercati azionari è presto detto: l'inflazione. Le aspettative di crescita dei prezzi al consumo sono balzate al livello più alto 2006 e questo ha trasmesso agli investitori la sensazione che la Federal Reserve in primis non può più ignorarle.
Le notizie poi che arrivano dalla Cina non sono molto confortanti. L'indice dei prezzi alla produzione è aumentato del 6,8% in confronto al 2020, al ritmo più rapido dal 2017, battendo le previsioni che lo davano al 6,5%.
Il boom delle quotazioni delle materie prime ha generato una crescente pressione sui costi di fabbrica, determinando un rischio inflattivo che si sta via via materializzando. Essendo che gran parte della domanda mondiale arriva da Pechino, sempre in prima linea nei grandi progetti infrastrutturali e immobiliari, questo non è certamente un bel segnale per il contesto generale.
Il problema di fondo è che sia la Fed che le Autorità cinesi continuano a sostenere che l'impatto dei prezzi delle materie prime abbia carattere temporaneo e che tutto sarà tenuto sotto controllo. In verità la concomitante ripresa dell'economia globale verosimilmente accentuerà gli effetti reflattivi.
Ed è anche per questo che la Banca centrale cinese sta lentamente cercando di ridurre gli stimoli monetari che ha adottato generosamente durante tutto il periodo pandemico. Una stretta sul credito per il momento è la strada preferita piuttosto che aumentare i tassi, ma questo potrà essere permesso fin quando l'inflazione in Cina si mantiene sotto il livello posto come target del 3%.
Crollo NASDAQ: l'ARK Innovation di Cathie Wood in caduta libera
Ad ogni modo i grandi fondi che hanno puntato sui titoli tecnologici stanno soffrendo parecchio in questo momento e i deflussi degli investitori stanno crescendo a vista d'occhio. L'ETF Invesco QQQ Trust aveva assorbito circa 17 miliardi di dollari nel 2020, quest'anno ancora sono stati versati solo 425 milioni di dollari. Ma il fondo che appare in palese difficoltà è l'Ark Innovation di Cathie Wood.
Con il NASDAQ in caduta libera, l'ETF tecnologico della stock picker è crollato ieri del 5,2%, affondando al minimo di 6 mesi, con 53 su 58 partecipazioni che hanno perso valore. Dai massimi di febbraio Ark Innovation è in diminuzione del 30% adesso e del 16% dall'inizio dell'anno, dopo aver realizzato una performance del 150% nel 2020.
Wood continua a sostenere che questi draftdown rappresentano un'occasione per poter incrementare la puntata o per inserire nuovi tech in portafoglio. Così infatti ha fatto con Twitter dopo che la società di messaggistica ha fatto registrare la peggiore settimana in Borsa dal mese di marzo. Nella giornata di ieri comunque Ark ha venduto il 30,4% delle azioni Apple e ha acquistato 33.300 azioni Coinbase che ieri si sono mosse in direzione opposta al mercato, realizzando un profitto dell'11,28%.