Gli investitori continuano a colpire la sterlina britannica con vendite diffuse. Le quotazioni di GBP/USD sono scese fino a 1,144 dollari a inizio settimana, raggiungendo il
livello più basso dal 1985. Quest'anno il Cable ha perso circa il 15% del suo valore e a luglio ha fatto registrare il suo peggior mese dal 2016, anno in cui il Regno Unito è stato scosso dal
referendum su Brexit.
Secondo i dati forniti da ING e dalla
Bank of England, gli investitori stranieri hanno venduto a luglio 16,5 miliardi di sterline di titoli di Stato britannici, la cifra più alta dal 2018. Inoltre, un sondaggio di Bank of America ha segnalato che i fondi globali hanno tagliato le partecipazioni delle azioni del Regno Unito in portafoglio del 15% ad agosto, rispetto al 4% di luglio. Insomma,
gli investitori sono in fuga dagli assets britannici e ovviamente la moneta di Sua Maestà ne risente notevolmente.
Perché gli investitori vendono sterline
Le dinamiche ribassiste di GBP/USD possono essere sicuramente spiegate con la
politica estremamente aggressiva sui tassi d'interesse portata avanti dalla Federal Reserve che ha rafforzato il dollaro USA. Tuttavia, vi sono delle ragioni particolari che riguardano proprio la situazione critica della Gran Bretagna in questo frangente storico. Londra sta affrontando una
crisi energetica molto grave che rischia di tramortire famiglie e imprese, soprattutto in prospettiva invernale.
L’Autorità britannica per l’energia Ofgem ha alzato, a partire dal 1° ottobre, il limite di prezzo per l’elettricità a 0,52 sterline per KWh da 0,28 sterline. Questo significa una quota di oltre l'80% in più dell'aumento delle bollette che i britannici potrebbero affrontare tra meno di un mese, ovverosia un esborso annuale per milioni di famiglie che passa in media da 1.971 a 3.549 sterline.
La spirale dei costi energetici potrebbe far arrivare l'inflazione oltre il 22% nel 2023, secondo Goldman Sachs. Ciò vuole dire, a giudizio della banca d'affari americana, una contrazione dell'economia del Regno Unito del 3,4%. La Banca d'Inghilterra sta procedendo sistematicamente ad alzare il costo del denaro a ogni riunione ufficiale.
A partire da dicembre 2021, quando i tassi d'interesse viaggiavano da tempo a 0,1%, l'istituto centrale britannico li ha alzati 6 volte: le prime 5 di un quarto di punto percentuale, l'ultima il 4 agosto di mezzo punto percentuale. Ora i tassi sono all'1,75%. Tutto questo non è bastato però a placare l'impeto inflazionistico che, insieme al restringimento della politica monetaria, costituisce un mix perfetto per far sprofondare l'economia britannica in recessione.
GBP/USD: le opinioni degli analisti
L'incertezza sulla capacità della Banca d'Inghilterra di controllare l'inflazione e sulle politiche economiche che il prossimo Capo di Governo metterà in atto, rendono dubbiosi gli analisti sulla possibilità che a breve la sterlina possa riprendersi e il cambio GBP/USD recuperare terreno.
Mark Dowding, Chief Investment Officer di BlueBay Asset Management, ritiene che il
cross potrà scendere sulla parità nel prossimo anno per la prima volta nella storia. Finora il livello minimo che ha raggiunto nei suoi oltre 200 anni di vita è stato di 1,05 nel 1985, prima dell'
Accordo del Plaza, dove le maggiori economie mondiali concertarono un'operazione di indebolimento del superdollaro. Dowding ipotizza anche il peggiore degli scenari, dove la Gran Bretagna cade in una crisi così profonda che si
dovrà rivolgere all'aiuto del Fondo Monetario Internazionale. Esattamente come fece nel 1976 quando ricevette un prestito di 3,9 miliardi di dollari proprio a causa della crisi della sterlina.
Guillame Paillat, gestore di portafoglio presso Aviva Investors, ha affermato che il Regno Unito ha sempre vissuto al di là dei propri mezzi. Tuttavia, gli investitori stranieri possono trovare più economiche le attività del Regno Unito con una sterlina debole. Per Paillat, la domanda resiliente da parte degli investitori stranieri per le azioni britanniche è "l'unico modo in cui il Regno Unito è stato in grado di colmare il divario con gli altri Paesi".