Il dollaro USA quest'anno ha schiacciato tutte le altre valute. La forza straripante del biglietto verde ha una matrice ben precisa: la
Federal Reserve. La Banca Centrale statunitense si è mossa con decisione in una lotta sfrenata all'inflazione che ha comportato un serie di aumenti dei tassi d'interesse a partire da marzo 2022.
L'istituto guidato da
Jerome Powell ha iniziato in sordina con una stretta dello 0,25%, ma quando si è reso conto che i prezzi al consumo continuavano a salire senza soluzione di continuità, ha pigiato il piede sull'acceleratore, prima con un incremento dello 0,50% e poi con tre rialzi consecutivi di 75 punti base. Tutto ciò ha contribuito a irrobustire il biglietto verde, poichè ha fatto salire il rendimento di detenere assets in dollari.
La valuta americana ha inoltre capitalizzato, in una fase caratterizzata da forti tensioni sui mercati, anche il suo ruolo di asset rifugio. L'altra grande valuta rifugio, lo yen, ha pagato pegno all'ostinazione della
Bank of Japan di mantenere una politica monetaria largamente accomodante e tassi negativi (unica Banca Centrale al mondo).
La sterlina è colata a picco quando il Governo ha presentato il maxi-piano di riduzione delle tasse per sostenere famiglie e imprese dal caro bolletta mentre l'euro è devastato dalla crisi energetica.
Dollaro USA: i tentativi vani di Giappone e Gran Bretagna
Il superdollaro non è propriamente un bene per le società americane, visto che i guadagni conseguiti all'estero finiscono per essere ridimensionati dall'effetto cambio. Non sono contente nemmeno le imprese straniere che acquistano materie prime denominate in dollari.
Quanto detto porta alla conclusione che la forza del dollaro dovrà essere arrestata. Quando il cambio USD/JPY ha sfiorato i 146 yen, le autorità giapponesi hanno dovuto attuare il primo intervento diretto nel mercato valutario dal 1998. L'effetto di rafforzare lo yen e di far scendere il cambio è stato però di breve durata.
La
Bank of England è piombata sul mercato mercoledì 28 settembre per frenare la speculazione sui Gilt e di riflesso ha provato a stabilizzare la sterlina. Anche qui, la valuta britannica si è riscattata dal minimo storico di 1,0350 che a inizio settimana aveva raggiunto sul dollaro, ma la situazione appare tutt'altro che stabile.
Dollaro USA: azione concertata inevitabile
Quindi cosa bisogna fare? Per Steven Barrow, capo strategist di Standard Bank, è necessaria
un'azione concertata tra le Banche centrali. Nelle condizioni attuali, l'esperto ritiene che un intervento coordinato sia inevitabile. L'ultima volta che ciò è avvenuto è stato nel 1985, quando vi fu l'
Accordo del Plaza. La differenza però è che allora gli Stati Uniti uscivano da un periodo in cui avevano sconfitto l'inflazione, mentre adesso la battaglia al carovita è solo all'inizio.
Gli analisti di Barclays ritengono che i mercati potrebbero sottovalutare l'effetto inflazionistico di un dollaro in rialzo sul resto del mondo. Questo perché la gran parte degli scambi commerciali avviene in dollari e quindi "i movimenti valutari rispetto al dollaro tendono ad avere un effetto immediato e considerevole".