Il dollaro americano prosegue nella sua marcia macinando nuovi guadagni contro tutte le principali valute. I dati di inflazione americana emersi a ottobre hanno convinto i mercati che la Fed dovrà fare molto di più per arginare un fenomeno che forse transitorio non è.
Preoccupano non solo prezzi al consumo superiori al 6% su base annuale o quelli alla produzione superiori all'8%, quanto piuttosto la tendenza sempre più dominante di un mercato del lavoro dove paradossalmente diverse figure (anche di prima e seconda fascia) escono dall’arena per ricercare professioni meno stressanti e fonte di miglioramento della qualità di vita.
Il fenomeno del big quit sta occupando le pagine dei media americani, ma non solo. Questo è un punto interrogativo sulla futura dinamica anche dei tassi di interesse poiché le aziende potrebbero cominciare ad alzare l’asticella degli stipendi per cercare di coprire una domanda di lavoro specializzato fondamentale per il proseguimento della ripresa e della produttività.
EUR/USD: Fed pronta ad atteggiamento meno accomodante di BCE
La Federal Reserve non potrà fare altro che prendere atto che l’inflazione troppo elevata sarà un tema anche del 2022 e quindi utilizzare l’unica arma a sua disposizione, ovvero il rialzo dei tassi, per cominciare ad arginare un fenomeno un po’ passato nel dimenticatoio ma che ha saputo imporsi molto in fretta.
Nel meeting di dicembre, Jerome Powell dovrà essere più chiaro sulle prospettive di politica monetaria in ottica 2022. Diverse Banche centrali occidentali come quella inglese stanno già preparando il terreno del rialzo dei tassi con una retorica piuttosto esplicita: si attende un analogo comportamento da parte dell'istituto centrale USA.
L’Europa a sua volta si trova sì di fronte ad un fenomeno di inflazione in costante ascesa (seppur non così dirompente come in America), ma qui pesa anche il vuoto di potere attualmente presente in Germania combinato ad una ripresa marcata dei contagi da Covid. Altri due elementi che pesano sulle sorti della moneta unica.
EUR/USD: analisi tecnica e strategie operative
Nell’articolo di inizio ottobre evidenziavo come il breakout di 1,16 avrebbe portato le quotazioni verso l'obiettivo di area 1,10 e 1,12. Il percorso da allora è stato quasi da manuale dell’analisi tecnica. Breakout dei supporti, pullback che è andato a colpire la trendline ribassista in zona media mobile a 50 giorni e nuova gamba di ribasso che venerdì ha generato una chiusura di EUR/USD inferiore a 1,15.
Come comportarsi ora? La tendenza appare ben definita e credo che l’obiettivo indicato sopra sarà raggiunto. Rimanere short sul principale cambio Forexè quindi il messaggio di questo punto mensile. I livelli rispettivamente di 1,16 e 1,18 rappresentano i due argini difficilmente superabili a breve dal debole euro. Oltretutto la BCE rimane ancora straordinariamente cauta nell’accennare alla rimozione di qualche stimolo monetario. Il 2022 potrebbe essere ancora complicato per la divisa del Vecchio Continente.