I continui saliscendi di Bitcoin rischiano di disorientare gli investitori di criptovalute. La sensazione degli ultimi giorni però è che il mercato si sia nuovamente impostato al rialzo. Lo shock derivante dall'indiscrezione secondo cui il Segretario al Tesoro USA, Janet Yellen, stesse studiando una maxi-tassazione dell'80% sulle plusvalenze da criptovaluta, sembra essere stato riassorbito.
Anche le notizie non molto rassicuranti provenienti dalla Turchia riguardo gli arresti di alcuni truffatori degli Exchange, che si aggiungono al recente provvedimento ostativo della Central Bank of Turkey sui pagamenti in criptovaluta, non sembrano aver fatto molta presa sulle quotazioni di Bitcoin.
Ora, alcuni fatti positivi successi in questi giorni hanno invece trasmesso nuova linfa agli scambi della principale moneta digitale. A partire da dalle dichiarazioni di Elon Musk, il quale ha ribadito la sua "simpatia" nei confronti di Bitcoin, considerandolo come l'alternativa al contante.
E poi vi è stata l'affermazione dell'Amministratore Delegato di PayPal, Dan Schulman, che si è detto entusiasta della funzione crypto check-out messa in piedi a marzo dal gigante dei pagamenti online.
Bitcoin: le banche d'affari in prima linea
Le banche d'affari americane da tempo sono impegnate attivamente sui mercati in relazione a Bitcoin, sebbene a volte non possano andare molto oltre a un semplice monitoraggio della situazione per via della regolamentazione a cui devono sottoporsi.
In tale contesto, JP Morgan ha fatto sapere attraverso il suo sito Web che quest'estate potrebbe lanciare un fondo cripto gestito per i suoi clienti privati e custodito da NYDIG, azienda leader nella tecnologia e nei servizi finanziari dedicata a Bitcoin.
Tale decisione seguirebbe la scelta già fatta da Morgan Stanley, che a marzo ha già iniziato a offrire fondi in criptovalute ai suoi clienti raccogliendo solo da FS NYDIG Select Bitcoin Fund LP quasi 30 milioni di dollari.
Altre società private si stanno dando da fare in maniera assidua in tale direzione, come ad esempio Securrency che ha immagazzinato anch'essa circa 30 milioni di dollari da investitori istituzionali del calibro di US Bancorp, State Street e WidsomTree Investments.
Bitcoin: ritorna il dibattito sui costi ambientali
Negli ultimi giorni si è riaccesa la discussione sull'aspetto ecologico con riferimento all'estrazione di Bitcoin. Proprio alcune banche d'affari hanno sollevato il problema evidenziando come il consumo di elettricità sia arrivato a un livello non più tollerabile.
In una nota diffusa venerdì 23 aprile, Bank of America ha scritto che 1 miliardo di mining di Bitcoin equivale all'inquinamento prodotto da 1,2 milioni di auto a combustione in un anno. E la Cina sarebbe un focolaio pericoloso in quanto il carbone è abbondante e a buon mercato nel Paese.
La pensano diversamente Ark Innovation, il celebre fondo d'investimento di Cathie Wood e Square, la società specializzata nell'app per pagamenti. Entrambi sostengono infatti che l'estrazione di Bitcoin può essere effettuata anche in maniera non dannosa per l'ambiente, utilizzando ad esempio l'energia rinnovabile.
Anzi, questo potrebbe addirittura stimolare gli investimenti delle società che si dedicano alla tecnologia solare. Il dibattito probabilmente è destinato ancora a proseguire per lungo tempo, almeno fino a quando la febbre per le criptovalute continua a mantenersi alta.