La principale preoccupazione degli investitori riguardo i mercati azionari in questo momento riguarda l'aumento dei rendimenti dei Treasury Bond a 10 anni, i quali riflettono le attese inflazionistiche. Bank of America ha pubblicato un report secondo cui i tassi sui titoli di Stato americani potrebbero arrivare fino al 2,5%, sebbene ha poi aggiunto che gli investimenti azionari non subiranno ripercussioni più di tanto.
A farne le spese potrebbero essere in maniera speciale i titoli tecnologici, i quali scontano attese su flussi di reddito più a lungo termine, come sta dimostrando l'andamento del NASDAQ che ieri è crollato di oltre 3 punti percentuali. Tuttavia vi è un'altra possibile fonte di agitazione che ben presto potrebbe interessare i mercati azionari e che, per il momento, è stata poco considerata: l'imposizione fiscale americana.
USA: avanza ipotesi tassazione alle imprese
Nei giorni scorsi si è tornati a parlare di un tema molto caro a certi esponenti della sinistra parlamentare statunitense, ovvero la tassazione sulle transazioni finanziarie. L'implementazione di una riforma fiscale in tale direzione non è molto facile perché, sebbene l'Amministrazione Biden potrebbe contare su una maggioranza al Congresso in grado di far passare un eventuale disegno di legge, vi sono ancora delle forti resistenze istituzionali anche all'interno della coalizione che sostiene il Governo.
Viceversa, un'altra riforma potrebbe vedere la luce, caldeggiata dal nuovo Segretario al Tesoro Janet Yellen: l'aumento dell'imposta sul reddito delle società dal 21% al 28%. Dopotutto questa prospettiva rientrava pienamente nel programma elettorale di Joe Biden, a differenza di una Tobin Tax a stelle e strisce. Del resto, in qualche modo il piano colossale di 1,9 miliardi di dollari varato nelle scorse settimane dovrà essere finanziato e non è pensabile di monetizzarlo interamente a debito con il denaro stampato dalla Federal Reserve.
Se la battaglia fiscale della Casa Bianca dovesse essere portata avanti, vi sarà da aspettarsi una feroce levata di scudi di sponda repubblicana, che teme una ripercussione gravissima sugli utili aziendali, dati in grande crescita con la ripresa post-pandemica, e quindi sulle quotazioni azionarie delle società a Wall Street. In realtà una grande spinta al rally degli indici borsistici statunitensi in tutti questi anni è stata proprio data da una politica di defiscalizzazione voluta dall'ex-Presidente USA Donald Trump, il quale aveva portato la pressione fiscale sulle aziende dal 35% al 21%.
Tassazione imprese USA: le considerazioni degli analisti
La paura degli analisti è che la festa a Wall Street possa finire se verrà avallata una modifica della tassazione in tal senso. Secondo Tobias Levkovich, Chief US Equity presso Citi, un'aliquota dell'imposta sulle società che sale dal 21% al 25% potrebbe ridurre i guadagni complessivi delle società S&P 500 tra il 4% e il 5%, mentre un aumento al 28% potrebbe ridurli dal 6% al 7%. A suo giudizio, i vantaggi generati dallo stimolo del piano Biden verrebbero annullati da aliquote fiscali più elevate.
Le considerazioni di Levkovich trovano pieno appoggio nel pensiero di Brad McMillan, Chief Investment Officer per Commonwealth Financial Network, il quale ritiene che i guadagni ottenuti grazie agli utili generati dalle politiche trumpiane verrebbero restituiti immediatamente al mercato qualora dovesse passare una legge che inasprisce la fiscalità delle imprese.
Sull'argomento è eloquente l'opinione di Ray Dalio. In un post su Linkedin, il fondatore di Bridgewater Associates, il più grande hedge fund del mondo, ha affermato che un'imposta sul patrimonio avrà come effetto solo quello di far defluire i capitali da Wall Street e di trovare espedienti per eludere le tasse.