Il rally del rame continua inarrestabile raggiungendo il livello più alto degli ultimi 10 anni. Sul London Metal Exchange i future segnano un rialzo dell'1,43%, con le quotazioni che lambiscono i 9.700 dollari. Il record storico del 2011 a 10.190 dollari è alla portata e molti sono i fattori che fanno credere che ben presto il metallo rosso possa agguantare tale vetta.
Rame: tutte le ragioni del rally
Il trend rialzista del rame rientra in un andamento positivo che coinvolge un pò tutte le materie prime industriali e che è ricollegato alle attese di una ripresa economica. Via via che gli effetti dei vaccini anti Covid riducono il contagio e la mortalità soprattutto nelle principali economie mondiali, si fa strada la convinzione che l'economia tornerà presto alla normalità.
Di conseguenza metalli come il rame saranno invasi dalla domanda essendo che la materia prima viene utilizzata in innumerevoli processi produttivi. In particolar modo la transizione energetica richiederà una presenza del rame fondamentale per pannelli solari, turbine eoliche e auto elettriche. Questo ormai riguarda tutto il Mondo che ha lanciato obiettivi climatici ben definiti. Gli Stati Uniti a questo proposito hanno attivato un piano infrastrutturale di 2.250 miliardi che presto passerà al vaglio del Congresso.
In questo contesto si inserisce la crescita della Cina, che è il principale consumatore di rame del pianeta. Dopo un trimestre da record, il Dragone continua a galoppare anche nel mese di aprile in base ai primi dati macroeconomici che sono arrivati. E almeno per il 2021 (e forse anche per il 2022) è ragionevole pensare che Pechino sarà il motore per la ripresa economica globale.
La cavalcata del rame è stata favorita anche dalla debolezza del dollaro USA in cui viene quotato. La correlazione tra il biglietto verde e tutte le materie prime è inversa: se si rafforza l'uno diminuiscono le quotazioni delle altre. Dall'arrivo della pandemia la valuta americana ha perso parecchio terreno nei confronti di tutte le principali divise. Quantomeno ha ridotto la sua forza relativa determinata da un'economia USA pre-Covid che era arrivata al suo massimo fulgore.
I piani della Federal Reserve di mantenere tassi bassi almeno fino al 2023 e di continuare con l'accomodamento monetario fino a quando non ci saranno le condizioni economiche ideali per il tapering, fanno pensare che sarà difficile a breve rivedere forza del dollaro. Tutto questo giocherà a vantaggio delle quotazioni del rame nei prossimi tempi.
Infine vi è da considerare un fattore che incide sul lato dell'offerta. Il Cile rappresenta circa il 25% delle esportazioni mondiali del metallo a livello globale. Nel Paese c'è uno sciopero dei lavoratori portuali contro il provvedimento di legge del Presidente Sebastian Pinera che riguarda i prelievi anticipati sui fondi pensione. Questa presa di posizione della forza lavoro rischia di increspare i rapporti con conseguenze negative per le consegne di rame.
Rame: le previsioni degli analisti
Nel complesso gli analisti e i produttori sono concordi nel prevedere ulteriore crescita del prezzo del metallo rosso nel medio termine. La Jiangxi Copper Co., la principale fonderia cinese, stima che i prezzi raggiungeranno i 10.000 dollari. Gli ordini di rame sono cresciuti e le scorte nei magazzini si stanno riducendo a un ritmo importante. La forte domanda è sostenuta soprattutto dalla transizione in corso all'energia verde.
Dello stesso avviso è Richard Adkerson, Amministratore Delegato di Freeport-McMoRan Inc., il principale produttore di rame quotato in Borsa. Adkerson ritiene che le prospettive per la materia prima non siano state mai migliori di quanto lo sono adesso per via di scorte ridotte, una domanda in continua ascesa e la mancanza di grandi progetti che aumentino l'offerta.
Più tiepide sembrano le impressioni da parte di Goldman Sachs. La banca d'affari statunitense si aspetta nel breve che le quotazioni raggiungano 10.190 dollari come nel 2011 però avverte che ci sono degli elementi in grado di sovvertire la tendenza di fondo.
Questi vengono rappresentati in primis dalle nuove varianti del Coronavirus, le quali potrebbero rallentare le riaperture delle attività economiche, in secundis dalla riduzione degli stimoli fiscali e monetari cinesi che finirebbe per mettere un freno alla seconda superpotenza economica mondiale.