Negli ultimi 3 giorni il rialzo dell'oro ha iniziato una pausa dopo aver rotto temporaneamente al rialzo la barriera psicologica di 1.900 dollari. In questo momento il metallo giallo gravita intorno a questa soglia in attesa di un ulteriore strappo o di una correzione più sostenuta. Il massimo storico a 2.089 dollari l'oncia raggiunto ad agosto del 2020 è ancora un obiettivo lontano, ma sono in molti a credere che il prezioso possa tornare nel medio termine a rivisitare quella vetta.
I fondi d'investimento in questo momento stanno preferendo mettere in portafoglio il bene rifugio per antonomasia, visto lo stato d'incertezza generale che vige su più fronti, nonostante le prospettive di ripresa economica globale dovute alle vaccinazioni.
Oro: 4 fattori per la continuazione del rally
L'ambiente ideale in cui si muove l'oro è determinato da uno scenario in cui l'inflazione è alta e i tassi d'interesse reali sono negativi, visti i bassi tassi nominali. Questo è il paradigma attuale ed è per ciò che il metallo prezioso viene caricato in portafoglio dagli investitori. In realtà però vi è un fattore contrarian che bisogna valutare con attenzione: il boom economico che si attende dopo la pandemia.
Solitamente un'economia che cresce e si sviluppa difficilmente si accompagna a un rally dell'oro, di conseguenza bisogna osservare diversi aspetti che ne possono condizionare il rendimento. In questo quadro ve ne sono almeno 4, vediamoli insieme
Quanto durerà l'inflazione?
La Federal Reserve è convinta che le pressioni inflattive abbiano carattere temporaneo, ma il dubbio che affligge i mercati è se l'istituto centrale perseveri in questo tipo di comunicazione per convinzione oppure lo faccia per tranquillizzare gli investitori.
A giudicare dalla dinamica dei tassi sul mercato obbligazionario, che all'inizio di maggio sono saliti ai massimi dal 2013, sembrerebbe prevalere di più la seconda ipotesi. Questo però non è del tutto un punto a vantaggio dell'oro, il quale beneficia da una politica monetaria orientata a mantenere i tassi bassi lasciando correre l'inflazione.
Tuttavia, il fatto che i rendimenti reali dei T-Note USA siano scivolati in territorio negativo non fa altro che aumentare l'attrattività dei lingotti, soprattutto se questa situazione dovesse perdurare. Il discorso cambia se la Fed decide di aumentare i tassi per contrastare la crescita dei prezzi: a quel punto i rendimenti obbligazionari reali potrebbero salire e creare le condizioni per liberarsi del metallo giallo.
La debolezza del dollaro USA
Il biglietto verde ha sempre giocato un ruolo chiave nelle quotazioni dell'oro. La correlazione inversa tra i due asset è cosa nota e anche durante questo periodo pandemico se ne è avuta una chiara dimostrazione. Quando è scoppiata la pandemia e si è visto un calo vistoso delle quotazioni del dollaro americano, l'oro ha iniziato un rally che l'ha spinto al suo record storico.
Viceversa, nel momento in cui le vaccinazioni negli Stati Uniti hanno mostrato un vantaggio rispetto ad altre Nazioni e la valuta americana ha rialzato la testa, il metallo giallo ha avuto una battuta d'arresto con una correzione di 400 dollari. Adesso che invece la campagna di somministrazione di vaccini anti-Covid si è allineata nei diversi Paesi, il Dollaro USA ha perso nuovamente quota e l'oro è risalito alla ribalta.
Il punto ora è: che ne sarà del biglietto verde con la ripresa economica e la pandemia che verosimilmente sarà lasciata alle spalle? Se, come parecchi analisti sostengono, la principale moneta di riferimento a livello mondiale perderà appeal a vantaggio di altri assets, è possibile che venga inaugurata una nuova età dell'oro.
L'esposizione degli hedge fund
Il riposizionamento di portafoglio dei fondi negoziati in Borsa ha una grande rilevanza in quanto, proprio in base alla domanda dei grandi investitori, si determano aumenti e cali di prezzo che abbiamo già visto sulla materia prima.
Infatti, il periodo nero dell'oro quest'anno è iniziato nei primi 4 mesi quando gli hedge fund hanno ridotto l'esposizione di 237 tonnellate, portando il livello complessivo al minimo dal 2019. Adesso l'afflusso ha comportato un'inversione di tendenza e, se continua con questo ritmo, è da aspettarsi un'ulteriore rivalutazione dei lingotti.
Il destino del Bitcoin
Da molti critici ormai la criptovaluta viene considerata a tutti gli effetti come il principale rivale dell'oro in termini di asset rifugio come copertura all'inflazione. Se dopo gli ultimi ribassi il Bitcoin riprenderà a correre come ha fatto nei primi mesi dell'anno, per l'oro potrebbero arrivare tempi duri.
Viceversa, se dovessero aver ragione tutti i detrattori della valuta digitale e questa sarà destinata a un inesorabile declino, il metallo giallo potrà rientrare a pieno titolo nel top delle preferenze degli investitori come attività di paravento.
La volatilità di Bitcoin però non gioca di certo a favore del token digitale e su questo l'oro ha un vantaggio per dispersione, mentre sul discorso climatico la bilancia tra i due asset in questo momento rimane ferma.