Da qualche settimana i prezzi dell'oro hanno rialzato la testa e sembra voler proseguire quel rally di lungo periodo partito alla fine del 2018 e che lo aveva portato al culmine della pandemia a fare il record storico di 2.107 dollari l'oncia. In questo momento le quotazioni hanno toccato il massimo da 3 mesi a 1.874 dollari e l'ultimo movimento ha fatto salire il valore dell'1,2%.
Le partecipazioni di SPDR Gold Trust, il più grande fondo del mondo negoziato in Borsa riguardo l'oro, sono aumentate dello 0,7% a 1.035,93 tonnellate lunedì, il punto più alto dalla fine di marzo. Anche oggi il metallo giallo è ben intonato a viaggia in territorio positivo.
Oro: le ragioni della risalita delle quotazioni
Il ritorno da parte degli investitori agli acquisti di oro giunge in parte inattesa. La materia prima sembrava aver terminato il carburante a seguito delle prospettive sulla ripresa economica, rese più concrete dalla diffusione dei vaccini anti-Covid. E proprio l'incertezza legata alla ripresa è il primo driver che ha guidato i trader a rifugiarsi sul prezioso.
La pandemia non è ancora sconfitta: in India le testimonianze rivelano che la situazione è più tragica di quanto riportino le fonti ufficiali. Anche in altre zone dell'Asia l'escalation del contagio desta preoccupazioni e la diffusione delle varianti fornisce più di qualche segnale di allarme anche in altre parti del mondo.
A turbare l'umore degli investitori poi vi è il capitolo inflazione. I prezzi delle materie prime continuano a salire alimentando attese inflattive che non possono essere più sottovalutate. In questo le Autorità monetarie continuano a rassicurare i mercati circa una possibile stretta anticipata sui tassi, ma ormai sono in pochi a crederlo.
Mercoledì sarà un altro giorno cruciale perché verranno diffusi i verbali della Federal Reserve sulla riunione di aprile. Gli operatori cercheranno di captare segnali che possano far capire le intenzioni dell'istituto centrale, con riferimento particolarmente alle opinioni dei vari funzionari.
Ieri si è espresso il Vicepresidente della Fed, Richard Clarida, il quale ha affermato che lo stato occupazionale degli Stati Uniti non è giunto a un livello tale da poter avviare una riduzione degli acquisti dei bond statunitensi come rientra nei programmi.
Un pò meno rasserenante il Presidente della Fed di Dallas, Robert Kaplan, che ha sottolineato come l'inflazione crescerà quest'anno per via degli squilibri di mercato determinati dal boom della domanda, sebbene nel 2022 avverrà un allentamento dei prezzi. Ad ogni modo, Kaplan non si aspetta che i tassi aumentino fino al prossimo anno.
Oro: le opinioni degli analisti
Gli analisti sembrano concordi nell'affermare che sia l'inflazione il driver della crescita del prezzo del metallo giallo e di come i messaggi della Fed saranno determinanti per la continuazione del trend. John Feeneym, responsabile dello sviluppo aziendale presso Sydney Guardian Gold, sostiene che in questo momento l'oro segua una fase di consolidamento e si stia mettendo al passo con i movimenti delle altre materie prime. L'esperto asserisce anche che le mutazioni del Covid nell'area Asia-Pacifico abbiano convinto gli ETF a rifugiarsi in un porto sicuro.
Stephen Innes, managing partner di SPI Asset Management, ha invece posto l'accento sulle quotazioni del dollaro. A giudizio dell'analista, se il dollaro USA continua a indebolirsi, allora l'oro potrebbe beneficiarne in maniera importante.
Jeffrey Halley, analista di mercato senior di OANDA, traccia un quadro tecnico. Egli ritiene che il motivo per cui il Gold è aumentato di valore derivi dalla violazione al rialzo della media mobile a 200 giorni. Tuttavia, l'RSI indica che l'asset sia entrato in territorio di ipercomprato, per cui è da aspettarsi che a breve possa esserci un ritracciamento.