A Wall Street è scoppiato il caos. Nell'ultima seduta di Borsa le azioni bancarie sono precipitate, dopo l'annuncio da parte della Silicon Valley Bank (SVB) di una vendita di attività per arginare l'ondata di deflussi dei depositanti. Dal portafoglio sono usciti titoli per 21 miliardi di dollari, registrando una perdita di 1,8 miliardi. La azioni della banca a fine giornata sono affondate del 60,41%, trascinando al ribasso tutto il settore. Le quattro maggiori banche statunitensi hanno bruciato cumulativamente 52,4 miliardi di capitalizzazione. Infatti, JPMorgan ha perso il 5,41%, Bank of America il 6,20%, Citigroup il 4,10% e Wells Fargo il 6,18%.
L'amministratore delegato di SVB Greg Becker ha cercato di rassicurare gli investitori, esortandoli a mantenere la calma per evitare "una corsa agli sportelli". Tuttavia, alcuni grandi sostenitori come i venture capitalist Foundes Fund di Peter Thiel, Coatue Management e Union Square Ventures hanno consigliato alle società di portafoglio di ritirare i loro soldi.
SVB: chi è, cosa fa e come è finita nella bufera
SVB è l'unica banca quotata ad essere focalizzata sulla Silicon Valley (da ciò deriva il nome) e sulle startup tecnologiche. Sulla base delle informazioni diffuse dal suo sito Web, l'istituto di credito ha attirato quasi il 50% delle startup e il 44% delle tech USA diventate pubbliche lo scorso anno e che sono sostenute da venture capital. Tra i nomi più illustri figurano Pinterest e Shopify.
Il calvario di SVB è cominciato in concomitanza all'
annuncio della crypto bank Silvergate Capital di avviare una liquidazione volontaria. Il doppio shock ha increspato il settore bancario, seminando il panico tra gli investitori. Questi avevano già iniziato a ridurre i depositi sulla scia dell'aumento dei tassi d'interesse da parte della
Federal Reserve, che ha reso più remunerativo impiegare la liquidità sul reddito fisso.
Ad appesantire il clima poi vi è stato un rapporto di pochi giorni prima del sell-off di ieri da parte del regolatore bancario Federal Deposit Insurance Corporation, che ha mostrato come gli istituti di credito statunitensi avessero in bilancio circa 620 miliardi di dollari di perdite non realizzate nel portafoglio titoli. In sostanza, l'aumento dei rendimenti obbligazionari ha fatto scendere il prezzo dei titoli, che se venduti per esigenze di liquidità generebbero perdite rilevanti.
SVB: cosa potrebbe succedere ora?
Lo scenario peggiore che potrebbe configurarsi dopo questa vicenda è che la banca e tutto il sistema finanziario siano colpiti da una crisi di liquidità tale da essere costretti a vendere le proprie attività. Questo significa subire perdite che potrebbero erodere il capitale, preparando il terreno per vendere l'attività a un soggetto più grande o per liquidarla. Chiaramente per ora l'ipotesi non è così tangibile, ma non è nemmeno troppo remota.
SVB sta cercando di reagire nel tentativo di raccogliere oltre 2 miliardi di dollari di capitale, di cui 500 milioni dalla società di private equity General Atlantic e 1,75 miliardi tramite un'offerta pubblica di azioni. Nel contempo, i 21 miliardi di dollari racimolati dallo smobilizzo di titoli, secondo i piani della società, potrebbero essere reinvestiti in debiti a breve termine, raddoppiando al contempo il prestito a termine a 30 miliardi di dollari. "Stiamo intraprendendo queste azioni perché prevediamo tassi di interesse costantemente più elevati, mercati pubblici e privati sotto pressione e livelli elevati di cash burn da parte dei nostri clienti", ha dichiarato il CEO Becker. "Quando vedremo un ritorno all'equilibrio tra investimenti di rischio e cash burn, saremo ben posizionati per accelerare la crescita e la redditività", ha aggiunto, osservando che SVB è "ben capitalizzata".
Nel frattempo però Bill Ackman, il fondatore di Pershing Square Holdings, sollecita l'intervento del governo americano per effettuare un salvataggio di SVB, anche attraverso la garanzia dei depositi in cambio di warrant, consentendo così alla società di raccogliere nuovi capitali. In una serie di tweet, il miliardario investitore ha detto che occorre "prendere in considerazione un salvataggio altamente diluitivo se una soluzione di capitale privato non può essere fornita". A suo giudizio "il fallimento dell'azienda potrebbe distruggere un impulso cruciale a lungo termine per l'economia". Ackman ha precisato anche che "qualsiasi salvataggio dovrebbe essere progettato per proteggere i depositanti, non i detentori di azioni o il management".