La
Federal Reserve ha gelato i mercati questa settimana, sulla scorta dei
dati macro arrivati dal versante dell'inflazione e del mondo del lavoro. La Presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester, ha parlato di "argomentazioni economiche convincenti" per una stretta di 50 punti base sui tassi d'interesse nel corso della prossima riunione. Mentre il suo omologo di St. Louis, James Bullard, ha riferito di voler portare il tasso di riferimento al 5,375% il prima possibile e quindi di non escludere un rialzo del costo del denaro di mezzo punto percentuale nel meeting di marzo. "Il mio giudizio generale è che sarà una lunga battaglia contro l'inflazione, e probabilmente dovremo continuare a mostrare determinazione nel corso del 2023", ha detto.
Martedì l'indice dei prezzi al consumo per il mese di gennaio è sceso al 6,4% su base annuale, dal 6,5% di dicembre. Questo non solo ha dimostrato che il carovita ancora non scende a un ritmo accelerato, ma lo fa con più lentezza rispetto a quanto previsto dagli analisti, i quali si aspettavano un IPC al 6,2%. La vera brutta notizia è arrivata giovedì, allorché gli indici dei prezzi alla produzione a gennaio hanno accelerato dello 0,5% su base mensile (5,4% anno su anno), segnando il risultato maggiore degli ultimi sette mesi.
A rincarare la dose sono state le richieste dei sussidi di disoccupazione, diminuite inaspettatamente a 194 mila unità dalle 195 mila del mese precedente, mentre il consensus stimava 200 mila unità. Questo conferma che il mercato del lavoro è ancora caldo negli Stati Uniti e potrebbe continuare ad alimentare sgradite spirali inflazionistiche. Tutto quanto è bastato perché la Fed facesse sentire la sua voce, avvertendo i mercati che i tassi d'interesse potrebbero tornare a salire a un ritmo superiore a 25 punti base.
Fed: le banche d'affari rivedono le previsioni sui tassi
Sulla base di quanto accaduto questa settimana, alcune grandi banche d'investimento ora si aspettano una maggiore aggressività della Banca Centrale a stelle e strisce. Goldman Sachs stima che ci saranno altri tre aumenti dei tassi d'interesse dello 0,25% ciascuno quest'anno, a causa di "un'inflazione persistente e una resilienza nel mercato del lavoro. [...] Alla luce della crescita più forte e delle notizie sull'inflazione più solide, stiamo aggiungendo un rialzo dei tassi di 25 punti base a giugno alle nostre previsioni sulla Fed, per un tasso di picco dei fondi del 5,25-5,5%", hanno affermato. Ricordiamo che attualmente i tassi Fed si attestano nel range 4,5-4,75%.
JP Morgan, che aveva previsto il tasso terminale al 5,1% entro la fine di giugno prima dei dati statunitensi, ora è più pessimista che questo avvenga. "Molto presto inizieranno a preparare i dot plots di marzo (le previsioni dei vari membri della banca centrale americana sulla traiettoria dei tassi d’interesse statunitensi, ndr) e quel tasso terminale si muoverà verso l'alto", ha detto l'economista senior Michael Feroli.
UBS invece ritiene che la Fed alzerà i tassi di 25 punti base nelle riunioni di marzo e maggio, il che significa che il tasso sui Fed funds cadrà nell'intervallo 5%-5,25%. "Dopo di che, ci aspettiamo che il
FOMC faccia marcia indietro e inizi a tagliare i tassi di interesse alla riunione di settembre", ha scritto la banca svizzera in una nota ai clienti.