Le autorità statunitensi proteggeranno le banche del Paese da 300 miliardi di dollari di potenziali perdite. È questo in sintesi ciò che è emerso da quanto deciso dal Tesoro USA, dalla
Federal Reserve e dalla Federal Deposit Insurance alla fine di questa settimana per arginare una potenziale crisi di liquidità del sistema finanziario dopo il
fallimento della Silcon Valley Bank (SVB). Il crac della sedicesima banca statunitense ha messo in subbuglio gli istituti di credito, le aziende esposte e i mercati finanziari, costringendo le istituzioni a misure di emergenza (
Crac SVB: autorità USA intervengono a sostegno di banche e depositanti).
Tuttavia, il contesto generale in cui questa crisi si è venuta a creare non è così positivo. L'inflazione è ancora molto alta ed ora la Fed potrebbe avere un problema nell'alzare i tassi d'interesse, perché così facendo potrebbe accelerare la destabilizzazione di un sistema già in ambasce. Quindi, è probabile che ora si prenderà una pausa, la cui lunghezza dipenderà dai prossimi sviluppi.
Crac SVB: ecco come saranno salvate le banche
I regolatori intanto hanno preferito correre ai ripari per strozzare sul nascere potenziali ricadute. Al riguardo sono tre i punti chiave dei provvedimenti presi:
- I depositanti saranno pienamente protetti. A partire da ieri i titolari dei conti bancari possono avere accesso sui propri depositi presso SVB per ritirare il denaro. Chiaramente gli azionisti e i titolari di debito non assicurati non riceveranno alcuna forma di tutela;
- nell'ambito di un programma denominato "Bank Term Funding Program", che offre prestiti alle banche a condizioni più vantaggiose, la Fed ha lanciato una nuova linea di credito per 25 miliardi di dollari. Solitamente la Banca centrale presta denaro con uno sconto sulle attività finanziarie fornite come garanzia. Ora i prestiti saranno soggetti agli stessi margini di garanzia della nuova linea di finanziamento della banca;
- il Tesoro metterà a disposizione fino a 25 miliardi di dollari attraverso il Fondo di stabilizzazione degli scambi come backstop per il programma di finanziamento bancario. Secondo i funzionari della Fed, l'istituto monetario non prevede di attingere a tali fondi.
Le conseguenze dell'intervento dei regolatori
Tutto questo potrebbe anche bastare per frenare la corsa agli sportelli bancari, ma soprattutto è finalizzato ad evitare che le banche si trovino costrette a vendere titoli in portafoglio per generare liquidità subendo grosse perdite dal crollo dei prezzi. Alla fine del 2022 gli istituti di credito avevano in portafoglio potenziali perdite per 300 miliardi di dollari, secondo quanto riferito da Bloomberg, a causa della riduzione di valore generata dal rialzo dei tassi d'interesse da parte della Banca centrale statunitense.
Tuttavia, le banche prevedevano di detenere i titoli fino alla scadenza, cosa che non sarebbe possibile se si trovassero nella condizione di dover per forza cedere gli asset sul mercato. È un po' quello che è accaduto a SVB, che ha rivelato vendite di portafoglio per 21 miliardi di dollari, subendo una perdita di 1,8 miliardi di dollari.
Ma alla fine chi paga? Alcuni hanno paventato l'ipotesi che si trattasse di un salvataggio di Stato e per questo i contribuenti alla fine sarebbero stati chiamati a coprire le perdite. In realtà, i funzionari del governo statunitense hanno rassicurato che i cittadini non verranno coinvolti e che l'esborso sarà finanziato da prelievi a tutto il sistema bancario.
Le opinioni degli analisti
Servirà tutto questo a evitare il collasso del sistema bancario? Gli analisti nutrono qualche dubbio. Secondo Peter Conti-Brown, professore associato presso la Wharton School dell'Università della Pennsylvania, "il programma di prestiti di emergenza della Fed è un'ammissione non solo del rischio sistemico, ma anche che i rischi sono così insoliti ed esigenti al punto che il mancato richiamo di questa liquidità potrebbe creare una crisi finanziaria".
Gli esperti di Rabobank invece hanno affermato che "se la Fed sta ora sostenendo chiunque stia affrontando problemi di asset/tassi, allora sta di fatto permettendo un massiccio allentamento delle condizioni finanziarie e un aumento dell'azzardo morale". Alcuni ritengono che ora la Banca centrale rinuncerà all'aumento dei tassi d'interesse nella prossima riunione del 21-22 marzo. Tra questi gli analisti di Goldman Sachs, che adesso vedono i tassi terminali al 5,25%-5,50%, quando il mercato fino a pochi giorni fa iniziava a scontare tassi almeno del 6%.