L'inflazione continua a tormentare le Banche centrali e gli operatori di mercato. Negli Stati Uniti ieri si è registrato il più grande aumento dei prezzi degli ultimi 13 anni, con il CPI di maggio balzato del 5% rispetto a un anno fa. In particolare sono stati i prezzi dei veicoli a guidare il rialzo generalizzato con una crescita del 7,3% in confronto allo scorso mese, ma la ripresa economica ha tracciato incrementi diffusi nelle tariffe aeree, nel settore dei mobili e dell'abbigliamento.
Wall Street però non si è fatta spaventare da questi dati inquietanti e anzi ha aggiornato il record storico con l'indice S&P 500 che ha toccato 4.250 punti prima di chiudere la seduta appena più sotto. Una mano ai mercati l'ha data anche Christine Lagarde, la quale nella consueta riunione mensile del Board della BCE ha dato due indicazioni ben precise: in primis che l'inflazione è solo un fenomeno transitorio e in secondo luogo che la BCE manterrà la mano ferma nella sua politica monetaria accomodante.
Cina: la variante Delta ha bloccato i porti
Se da Stati Uniti ed Europa quindi arrivano rassicurazioni a livello istituzionale e dei mercati riguardo il fenomeno inflazionistico, qualche preoccupazione invece proviene dalla Cina. Da alcuni giorni davanti al porto di Yantian, località che si trova a Sud del Dragone, decine di navi dirette all'International Container Terminal sono ferme a causa della pericolosa variante Delta del Covid-19.
Le Autorità sanitarie sono in allarme e stanno intensificando i controlli bloccando le operazioni di smistamento delle merci. In verità i casi di contagio non sono tantissimi, ma si stanno facendo tamponi a tappeto per arginare sul nascere qualsiasi focolaio che potrebbe riportare in vita il virus finora tenuto sotto osservazione. Tutto questo comporta che i container fermi condizionano tutta l'attività portuale compromettendo l'intero sistema mondiale delle consegne.
Il fatto riporta alla luce quanto successe 3 mesi fa nel canale di Suez, quando un incidente mise fuori uso la nave Ever Given, solo che adesso la situazione sembra ancora più grave. Infatti, dai dati rilasciati dal trasporto marittimo, il numero dei container che non sono partiti dai porti della Cina meridionale ha già superato la quantità di quelli che non hanno viaggiato per 6 giorni nell'alveo egiziano. A questo punto tutto dipenderà dalla variante del virus che, rispetto a quanto accadde nel canale di Suez, sarà una cosa meno controllabile, destando per questo maggiori preoccupazioni.
Inflazione: la crescita dei prezzi arriverà dalla Cina?
La logica conseguenza di questo disastro è che il costo del trasporto marittimo rischia di andare alle stelle riverberandosi poi sui prezzi dei prodotti nei Paesi in cui la merce arriva. L'effetto sarà amplificato dal fatto che la ripresa economica dalla pandemia sta facendo esplodere la domanda, con il pericolo che l'inflazione vada fuori controllo.
In sostanza, la Cina potrebbe trasformarsi in una bomba la cui deflagrazione sarà devastante per l'economia mondiale, in quanto minaccia di esportare inflazione in tutto il pianeta. Tutto questo è un fatto alquanto paradossale, perché in passato l'ex Impero Celeste ha svolto esattamente la funzione opposta allorché, con la manodopera a basso costo e l'importo esiguo delle merci, apportava ovunque deflazione.
Se questo tetro scenario dovesse avere la meglio su tutto il resto, le Banche centrali non potranno più far finta di niente e gli effetti per i mercati finanziari potrebbero essere poco rassicuranti. Quantomeno, sarà meno plausibile attendersi ulteriori record storici dei listini per un pò di tempo.