Tutto pronto per il meeting di 3 giorni del G7, che partirà domani e si concluderà domenica 13 giugno. L'incontro tra i leader delle sette economie più avanzate sarà il primo in presenza dopo la pandemia, anche se i giornalisti saranno tenuti a distanza.
Sarà anche il primo per Joe Biden da quando è diventato Presidente degli Stati Uniti, mentre c'è grande attesa anche per la presenza di Mario Draghi in quanto sarà l'ennesima occasione per far valere la sua autorevolezza al cospetto dei "grandi" della Terra in merito ai temi caldi che interessano il nostro Paese.
La località in cui i capi di Stato o di Governo si troveranno faccia a faccia sarà Cornovaglia, una zona sperduta ad Occidente della Gran Bretagna, molto attrattiva per il turismo costiero.
G7: i 3 temi più importanti che verranno trattati domani
Sul tavolo verranno messe alcune questioni che stanno tenendo banco in questo periodo a livello internazionale e che hanno scatenato anche più di una polemica tra le parti in causa. Soprattutto l'attenzione si concentrerà su 3 argomenti, vediamoli insieme.
Tassazione globale
Probabilmente questo sarà il tema più controverso e delicato. Nei giorni scorsi Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Canada e a Giappone hanno raggiunto un'intesa di massima: istituire una corporate tax globale almeno del 15% che verrebbe applicata sugli utili prodotti dalle multinazionali nei Paesi in cui operano.
In realtà, la base imponibile sarebbe rappresentata dal 20% degli utili che superano il 10% di margine, da spalmare non solo dove l'azienda dichiara i profitti, bensì su tutti gli Stati in cui essa vende beni e servizi. Nonostante il grande entusiasmo iniziale, rimangono delle zone d'ombra, che dovranno essere poi discusse durante il G20 di luglio.
L'aliquota del 15% alla fine non è poi molto distante da quella che si applica in alcuni paradisi fiscali come Irlanda, Svizzera, Olanda e altre zone offshore. Fermo restando che, qualora si dovesse mettere nero su bianco un accordo ancora teorico, ci potrebbero volere anni. Nel frattempo quei Paesi come l'Irlanda, che si sono avvantaggi di questo meccanismo di concorrenza sleale, potrebbero dare battaglia prima di piegarsi a una forma di tassazione più equa.
Indagini sull'origine del Covid-19
A livello geopolitico il clima rischierà di surriscaldarsi per quello che uscirà dai 3 giorni di meeting. I leader del G7 hanno pubblicato un comunicato con il quale evidenziano gli sforzi fatti per porre fine alla pandemia entro il 2022, ma altresì faranno richiesta all'OMS affinché si attui una nuova indagine per risalire all'origine del Coronavirus.
Il dilemma se il Covid sia solo un fatto naturale o sia uscito da un laboratorio sta tormentando in particolar modo i vertici del Governo degli Stati Uniti, che hanno affidato all'intelligence interna l'approfondimento della questione. Questo soprattutto dopo le ultime rilevanze scientifiche sulla sequenza del genoma che mette in luce alcuni aspetti inquietanti sull'alterazione genetica.
Se anche gli altri Paesi si accoderanno alle pressioni americane, si rischierà uno scontro frontale con la Cina, la quale si è mostrata alquanto irritata per i sospetti avanzati. In particolare, la situazione potrebbe deflagrare qualora prendesse corpo l'idea che qualcuno sta cominciando a diffondere circa la possibilità di chiedere i danni a Pechino per i disastri causati dalla pandemia.
Vaccinazioni dei Paesi più poveri
Un altro aspetto molto rilevante riguarderà le vaccinazioni di quegli Stati che sono ancora dilaniati dal virus perché indietro con la somministrazione dei vaccini. Le scarse risorse economiche di questi Paesi per accaparrarsi le dosi hanno spinto le Nazioni più ricche a impegnarsi in soccorso, anche perché sarà interesse di tutti che nel più breve tempo possibile tutta la popolazione mondiale sia immunizzata.
Ciò di cui si discuterà riguarda la possibilità di donare 1 miliardo di fiale complessive a tutte quelle popolazioni in difficoltà. Nelle ultime ore è stato raggiunto un accordo tra gli Stati Uniti e Pfizer per la fornitura di 500 milioni di dosi da distribuire ai Paesi a basso reddito per i prossimi 2 anni: esattamente 200 milioni nel 2021 a partire da agosto e 300 milioni nei primi 6 mesi del 2022. Tutto questo verrebbe fatto dall'azienda farmaceutica senza che vi sia scopo di lucro.
Domani Joe Biden annuncerà al G7 il piano mondiale di vaccinazione che comprende, oltre alle 500 milioni di dosi di vaccino da donare al resto del mondo, anche la questione della sospensione dei brevetti, che sta caldeggiando da diverso tempo con animosità.
Tuttavia, gli sforzi rischiano di essere insufficienti, perché il problema di fondo non è solo quello della scarsità di vaccini, ma delle grandi difficoltà logistiche e distributive del fragilissimo sistema sanitario dei Paesi poveri.
Basti pensare che solo l'Africa avrebbe bisogno di oltre 2 miliardi di fiale e ne sono state somministrate appena 35 milioni. La situazione non è molto migliore in alcune zone del Sudamerica e dell'Asia. In base ai dati forniti dall'OMS, in tutto il mondo sono stati iniettati appena 2,2 miliardi di dosi, mentre per immunizzare l'intera popolazione mondiale ne occorrerebbero almeno 11 miliardi.