Oggi si apre un periodo di tre giorni che potrebbe definirsi campale, in cui i principali banchieri centrali di tutto il mondo si riuniranno nel famoso simposio di Jackson Hole per discutere sulla politica monetaria delle rispettive Banche Centrali, ma anche per parlare di diversi temi che riguardano l'economia.
Le attese sono fibrillanti in quanto il momento attuale è molto delicato, con una crisi energetica che ha spinto l'inflazione in molti Paesi a livelli record e minaccia l'arrivo di una violenta recessione come conseguenza delle restrizioni monetarie attuate dai Governatori.
I mercati infatti sono in agitazione, perché temono che dalle parole di Powell, Lagarde, Bailey e di tutti gli altri fuoriescano messaggi da falco, che solitamente non fanno bene né all'economia, né alla Borse. Tuttavia, si coltiva ancora la speranza che venga mantenuto un certo equilibrio proprio per non mettere troppo sotto pressione le condizioni economiche a livello globale.
Jackson Hole: tutti gli occhi puntati su Powell
Chiaramente la maggiore attenzione sarà riservata alla giornata di domani 26 agosto, quando prenderà la parola il numero uno della
Federal Reserve,
Jerome Powell. L'inflazione negli Stati Uniti continua a viaggiare sui massimi da 40 anni e, in funzione di questo aspetto, sono poche le speranze che il governatore della Banca centrale USA non adotti la mano pesante sul tema.
Soprattutto perché il livello di occupazione negli Stati Uniti per ora non dà pensieri e nemmeno sul fronte macroeconomico ci sono segnali preoccupanti. Tuttavia, non si può trascurare il fatto che tecnicamente gli Stati Uniti siano già in recessione tecnica, dal momento che per due trimestri consecutivi si è registrata una crescita negativa.
Ma perché si possa parlare di una vera recessione, quali parametri dovranno essere alterati? Tenendo conto dei discorsi passati di Powell, il tasso di disoccupazione è uno di quelli più importanti. La Fed prevede che il tasso raggiunga il 4,1% nel 2024, ma alcuni analisti pensano che possa arrivare addirittura al 6%. Il corso seguito dalla forza lavoro in USA sarà probabilmente quello che determinerà i prossimi aumenti del costo del denaro.
Il 21 settembre l'istituto monetario potrebbe attuare un altro maxi-rialzo di 0,75 punti percentuali, sebbene la cosa non sia così scontata. Ad ogni modo, se ciò dovesse avvenire, potrebbe anche trattarsi dell'ultima stretta di questa portata. Per tale ragione, le parole di Powell saranno passate al setaccio, cercando di leggere tra le righe quali saranno nei prossimi mesi le reali intenzioni della Banca centrale a stelle e strisce.
Jackson Hole: cosa dirà Lagarde?
Anche se Powell catalizzerà l'attenzione di analisti e investitori,
non bisognerà affatto trascurare le parole di Christine Lagarde. La presidente della
Banca Centrale Europea avrà parecchie questioni da affrontare, vista la situazione alquanto critica in cui versa l'Europa.
La crisi energetica non dà respiro ai Paesi dell'Eurozona, con i tira e molla di Mosca sulla fornitura di gas che stanno sfibrando un intero Continente. Tutto ciò ha fatto impennare le quotazioni della materia prima a un livello insostenibile per famiglie e imprese, determinando un nuovo rialzo dell'inflazione.
Quindi, come si comporterà la BCE? Se userà il pugno duro e nel meeting dell'8 settembre alzerà i tassi in maniera forte come ha fatto a luglio, vi è il rischio concreto di azzoppare ulteriormente un'economia che si sta avviando a piccoli passi verso il naufragio.
Tuttavia, l'inflazione deve essere fermata perché sta andando fuori controllo, attestandosi quasi al 9%. Di conseguenza, l'istituto centrale potrebbe non avere altra scelta che quella di mantenersi aggressivo. All'interno del Consiglio direttivo dell'Eurotower comunque si avverte un certo spaesamento.
Quantomeno non si può non rilevare ancora una volta una certa spaccatura. La scorsa settimana Isabel Schnabel ha dichiarato che Francoforte deve fare di tutto per frenare la crescita dei prezzi, a qualunque costo.
Una tale posizione estrema però non ha trovato riscontro nelle recenti parole di Fabio Panetta, che invece invita alla prudenza, per paura che l'economia europea sprofondi in una recessione disastrosa. Per il resto vi è stato un certo silenzio che ha accompagnato la vigilia del Simposio. Probabilmente dalle parole di Christine Lagarde si capirà qualcosa di più sul reale significato di tale silenzio e del perché alcune esternazioni politiche siano state sottaciute.