Il prossimo 10 marzo la BCE sarà chiamata a un compito molto arduo: decidere sulla politica monetaria in uno scenario in cui la guerra Russia-Ucraina rischia di proiettare l'Europa in recessione. Da quando è scoppiato il conflitto bellico nell'Est Europa, si sono affievolite le ipotesi ventilate da diverse parti che la Banca Centrale Europea possa stringere sui tassi d'interesse e soprattutto mettere un pietra tombale al quantitative easing in un contesto di alta inflazione.
Il PEPP dovrebbe terminare alla fine di questo mese, ma l' Asset Purchase Programme potrebbe addirittura aumentare per sostenere la ripresa. In questo momento l'Eurotower si trova di fronte al trade-off di contrastare da un lato la crescita dei prezzi, ormai arrivata a oltre il 5%, ed evitare che si possa configurare una recessione dovuta alle conseguenze della guerra Russia-Ucraina. Il problema è che si potrebbe creare uno scenario in cui convivano l'uno e l'altro effetto deleterio per l'economia del Vecchio Continente, dando vita alla stagflazione.
Il costo della vita più alto infatti deriva da strozzature dal lato dell'offerta e non da una domanda incontenibile. In sostanza, l'ulteriore salita dei prezzi derivanti dal prezzo delle materie prime soffoca i risparmi e i consumi, ostacolando fortemente la ripresa economica.
A quel punto una BCE aggressiva sui tassi potrebbe essere non solo inconcludente perché non vi sarebbe un'economia da raffreddare con l'inflazione non dipendente dalla domanda, ma arriverebbe a essere controproducente perché rischierebbe di mandare indietro l'economia.
BCE: la politica monetaria verso la normalizzazione?
L'argomento è molto dibattuto all'interno del Consiglio Direttivo della BCE e in questi giorni si sono espressi diversi membri. Uno di questi è il Governatore della Banca del Portogallo, Mario Centeno, che ha affermato come la politica monetaria dell'istituto di Francoforte debba avviarsi verso una normalizazione, pur tenendo conto dell'impatto che il conflitto tra Russia e Ucraina possa avere sull'economia. Il 55enne di Olhão non ha escluso uno scenario di stagflazione e per questo andrebbero adattate le politiche della BCE.
Centeno sottolinea che questa minaccia era stata presa in considerazione dal Consiglio Direttivo durante la crisi del Covid-19, ma l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha fatto aumentare i rischi. Inoltre ha affermato che lo scenario peggiore sarebbe di una chiusura delle forniture di gas da Mosca, evidenziando le capacità dell'istituto guidato da Christine Lagarde di sostenere i mercati con iniezioni di liquidità se si dovesse rendere necessario.
Sulla stessa linea di Centeno, il Governatore della Banca di Austria, Robert Holzmann, che ha condiviso l'idea che la BCE si stia muovendo verso una certa normalizzazione della politica monetaria, sebbene ciò che sta succedendo in Ucraina potrebbe ritardarne l'azione. Di opinione diversa invece il Governatore della Banca di Grecia, Yannis Stournaras, che ha dichiarato che gli acquisti di asset dell'Eurotower dovrebbero essere prorogati fino alla fine del 2022, in modo da lenire le ricadute derivanti dalla guerra Russia-Ucraina.
Ad ogni modo, Christine Lagarde ha predicato cautela la scorsa settimana, promettendo che la Banca Centrale adotterà tutte le misure necessarie per assicurare la stabilità dei prezzi e finanziaria, tenuto conto che l'Europa è particolarmente esposta al conflitto per via della sua dipendenza energetica.