Wall Street ha perso parecchio terreno dai record storici conseguiti all'inizio dell'anno, perché nel frattempo troppe cose brutte sono accadute a livello economico e geopolitico. Quantomeno sono successi eventi di un'intensità emotiva tali da destabilizzare l'umore degli investitori. L'inflazione cresciuta senza sosta e arrivata negli Stati Uniti al 7,5%, massimo da 40 anni, non ha lasciato molte scelta alla Federal Reserve, se non quella di una metamorfosi nella sua politica monetaria: da largamente accomodante a estremamente aggressiva.
Quindi la Banca Centrale dapprima si è prodigata a dimezzare il piano di acquisti mensili di titoli pubblici e privati, riconoscendo che l'inflazione non era una cosa temporanea come ha sempre sostenuto il suo Governatore, Jerome Powell. Successivamente ha dichiarato proprio guerra al carovita usando un linguaggio che faceva presupporre una valanga di aumenti dei tassi d'interesse a partire dalla riunione di marzo.
Nel frattempo però è arrivata una guerra nell'Est Europa inaspettata che ha rimescolato le carte, facendo fare qualche passettino indietro alla Fed, dietro lo spettro di una recessione in arrivo. Ciò non toglie che da marzo si inizia a stringere, poi sarà da vedere di quanto e per quanto tempo; questo dipenderà dagli sviluppi sul fronte bellico. Entrambe le variabili comunque, inflazione e recessione, messe insieme formano un mix esplosivo in grado di mandare al tappeto qualunque Borsa.
Wall Street: perché le azioni potrebbero scendere ancora
Il punto è che bisogna domandarsi quanto di questi fattori micidiali siano stati già incorporati nei prezzi e quanto invece ci sarà da attendersi ulteriori vendite sui mercati. A giudizio di Barry Bannister, capo strategist di Stifel Financial Corp., Wall Street potrebbe continuare a scendere perché il rischio globale è aumentato con le sanzioni alla Russia, le spedizioni militari che si sono intensificati e l'Ucraina che ha organizzato una resistenza.
Una cosa che i mercati probabilmente ancora non hanno scontato è l'arrivo di provvedimenti sul petrolio russo, che limiterebbero l'offerta globale di greggio, rischiando di provocare un ulteriore shock inflazionistico. Se ciò dovesse accadere, la domanda dei consumatori verrebbe distrutta, creando le premesse per una profonda recessione a livello macroeconomico.
A questo si aggiunge che il rialzo dei tassi renderebbe più oneroso per le famiglie e le imprese prendere a prestito, di conseguenza andrebbero a crollare i consumi. Bannister ritiene che l'indice PMI, che misura gli acquisti di beni e materiali delle aziende, potrebbe diminuire entro questa primavera. Di conseguenza, vista la relazione stretta che ha con le azioni, c'è da aspettarsi un'ulteriore discesa delle quotazioni a Wall Street. A suo giudizio, l'S&P 500 scenderebbe fino a 4.050 punti prima di giugno.