Dove arriverà l'S&P 500? In questo periodo di agosto, notoriamente caratterizzato dalla scarsità di volumi, gli operatori si stanno chiedendo se i record raggiunti dal principale indice americano saranno destinati a durare quando la maggior parte degli operatori tornerà dalla pausa estiva.
Da inizio anno Wall Street ha visto un costante afflusso di denaro, grazie al supporto prezioso della Federal Reserve, in prima linea per mettere al riparo le quotazioni da eventuali tempeste finanziarie scatenate dalla pandemia di Covid-19.
Tutto ciò ha spinto alcuni analisti a vedere livelli più elevati di quelli attuali, come ad esempio Goldman Sachs, che ha stimato che l'S&P 500 raggiungerà i 4.700 punti entro fine anno e i 4.900 punti entro fine 2022.
In un'intervista a Barron's, anche il Presidente di Yardeni Research, Edward Yardeni, ha dichiarato di aspettarsi ancora denaro sulla Borsa USA. Ricordiamo che il grande uomo d'affari ha avuto un'impostazione rialzista sin dal 2009, subito dopo lo scoppio della Grande Crisi che portò al fallimento della Lehman Brothers. Vediamo insieme cosa ne pensa.
Ed Yardeni: l'S&P 500 arriverà a 5.000 punti
Attualmente le società che compongono l'indice S&P 500 hanno in media un valore azionario di 22 volte gli utili attesi. Un multiplo questo nettamente superiore alla media storica. Secondo Ed Yardeni questo valore è giustificato dai 5.000 miliardi di liquidità nel sistema in più rispetto a prima della pandemia di Coronavirus. Questo fatto è senza precedenti e fa sì che un Price/Earnings di questa portata sia diventato la nuova normalità.
In aggiunta, la ripresa economica è stata notevole e i guadagni delle società americane sono rimbalzati in modo evidente. Complessivamente, nel secondo trimestre ci potrebbe essere un aumento del 70% degli utili, grazie a una politica aziendale mirata al taglio dei costi sulle scorte.
Entro il 2023 le stime degli analisti sono per profitti per azione di 230 dollari. Di conseguenza, ipotizzando stabile il multiplo, moltiplicando i due valori si giunge a una stima dell'S&P 500 di 5.060 punti.
In questo contesto l'inflazione non sarà un problema, in quanto transitoria e non alterante del rapporto salari/prezzi che si è avuto negli anni '70. Oggi la situazione è diversa rispetto ad allora, perché l'aumento della produttività aziendale farà aumentare i salari più velocemente dei prezzi, senza creare quindi alcun danno all'economia. Rimane sempre la minaccia della variante Delta del virus, ma a giudizio di Yardeni alla fine i vaccini riusciranno a neutralizzarla impedendo nuovi lockdown generalizzati.
Ed Yardeni: cosa comprare e vendere
Secondo Yardeni, il quadro generale impone di concentrarsi sui settori dove ci potrà essere una crescita degli utili e della produttività. In futuro l'economista prevede che la curva dei rendimenti avvantaggerà di più i finanziari e meno i tecnologici, mentre per quanto riguarda gli industriali le aziende dovranno spostare la catena di approvvigionamento fuori dalla Cina per via delle tensioni con gli USA.
A tal riguardo, le imprese americane sono in grado di farlo e quindi si potrebbe puntare proprio sui titoli industriali. Per l'esperto a ricevere un grande impulso dalla pandemia è la telemedicina, soprattutto quella collegata alla tecnologia dell'mRNA, ma in quel comparto è importante riuscire a selezionare bene le azioni.
Tra gli investimenti che Yardeni non farebbe vi sono le criptovalute, essenzialmente perché i Governi si sono resi conto dei rischi che queste comportano per il controllo della moneta e faranno di tutto per reprimerle.
In seconda battuta bisognerebbe evitare le obbligazioni, che presentano dei rendimenti attualmente davvero poco interessanti. Basti pensare che, nonostante le pressioni inflazionistiche, i T-Note USA rendono appena l'1,2%.