Il mese di settembre appena lasciato alle spalle è stato molto negativo per i mercati azionari. I 3 principali indici americani hanno fatto registrare perdite come non si vedevano dal 2011. Nello specifico l'S&P 500 è arretrato del 3,9%, il Dow Jones ha lasciato per strada il 3,5%, mentre il NASDAQ-100 è scivolato addirittura di 4,6 punti percentuali.
Le cause sono state ampiamente dibattute dalla stampa finanziaria e riguardano soprattutto la crisi di Evergrande e l'intenzione della Federal Reserve di porre termine al maxi piano di acquisti mensile di obbligazioni pubbliche e private. Sullo sfondo vi è sempre la pandemia che morde allo stomaco un'economia statunitense che stenta a decollare.
La prossima settimana il rapporto sull'occupazione americana darà delle indicazioni più precise, sebbene si sia un pò tutti consapevoli che la forza lavoro negli Stati Uniti ancora rappresenta un problema che non farà stare tranquille le istituzioni.
Perché ottobre potrebbe essere un mese difficile per le azioni
La domanda ora è: cosa succederà nel mese di ottobre? Se si volge lo sguardo al passato, la storia non è di buon auspicio. Ogni volta che l'S&P 500 ha perso più del 2% a settembre, in media è poi calato dello 0,4% nel mese successivo, mentre il Dow Jones ha perso l'1%. Controcorrente invece il NASDAQ che ha reagito con un guadagno medio dell'1,7%. Vi è da precisare però che il grosso di quei cali si è concentrato in pochi giorni, mentre per la maggior parte del tempo gli indici hanno chiuso la seduta in rialzo.
Quest'anno le prospettive non sono dei migliori. Da qui alla riunione della Fed di novembre, quando probabilmente Jerome Powell darà ufficialmente il via libera al tapering, il mercato riverserà l'attesa sui tassi obbligazionari, che si manterranno alti spingendo verso il basso le quotazioni azionarie.
Un'altra spina nel fianco dei mercati a ottobre sarà sicuramente la crisi degli approvvigionamenti che rischia di devastare gli utili delle aziende. Le stime sulle forniture non sono molto rassicuranti e l'energy crunch cinese potrebbe bloccare la produzione di diversi stabilimenti industriali. Se l'offerta tornerà a riequilibrarsi con la domanda, non sarà di certo in questo mese.
In USA vi è poi un grande mover a turbare oltremodo i mercati, ossia l'accordo bipartisan sul tetto del debito in scadenza il 18 ottobre. La storia americana racconta che, anche negli anni più critici, alla fine un compromesso è stato raggiunto tra le forza politiche del Congresso, quindi con ogni probabilità quest'anno succederà la stessa cosa. Tuttavia, fin quando non vi sarà il disco verde dalle aule parlamentari, gli investitori potrebbero manifestare un certo nervosismo.
Non si può dire comunque che ottobre sia iniziato nel migliore dei modi. Il voto di legge sulle infrastrutture di 1.000 miliardi di dollari è stato accantonato a causa del rifiuto di alcuni Democratici di votare il disegno di legge senza il pacchetto più ampio da 3.500 miliardi. Il rinvio è arrivato dopo che Joe Biden aveva firmato il finanziamento al Governo fino al 3 dicembre, evitando per un pelo lo stop prima della scadenza.
Wall Street: il parere degli analisti
Gli analisti denunciano delle difficoltà oggettive che potrebbero condizionare fortemente i mercati questo mese. Peter Boockvar, Chief Investment Officer di Bleakley Advisory Group, ritiene che la tornata delle trimestrali potrebbe vedere le aziende sotto pressione dal punto di vista dei margini di profitto.
RBC sottolinea come le stime sugli utili abbiano continuato a diminuire nelle ultime settimane, soprattutto in quei titoli economicamente sensibili o ciclici che fanno parte dell'indice S&P 500. Jeffrey Halley, analista del broker Oanda, focalizza l'attenzione su quanto sta succedendo in Cina riguardo la crisi energetica.
Secondo l'esperto, se le fonderie cinesi di acciaio e alluminio si troveranno costrette a chiudere, ciò si ripercuoterà sulle catene di approvvigionamento a livello globale, con conseguenze negative per gli utili aziendali e per i mercati.