Il mercato americano sta salendo troppo. È questa la principale preoccupazione di buona parte degli operatori di Wall Street che si attendono presto o tardi una forte correzione. Con la chiusura del mese scorso, l'indice di Borsa S&P 500 ha realizzato il suo settimo aumento mensile consecutivo. Dal 1950 questo è avvenuto solamente 15 volte. Ogni volta che quest'anno c'è stata una correzione, questa non ha mai varcato la soglia del 5% e ciò ha avuto luogo solo in 2 occasioni negli ultimi 40 anni, ovvero nel 1995 e nel 2017.
Ora i motivi per un ritracciamento non mancano di certo. I dati sulla disoccupazione americana rilasciati venerdì scorso hanno evidenziato come la variante Delta del Covid-19 stia ancora gravando sull'economia a stelle e strisce. I conflitti geopolitici con la Cina, legati a doppio filo con il ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan, gettano gli investitori in un clima di incertezza. Mentre sullo sfondo aleggia minaccioso il tapering della Federal Reserve.
Wall Street: per Morgan Stanley in autunno correzione del 10%
Proprio su quest'ultimo punto Morgan Stanley fa leva per prevedere una discesa delle quotazioni azionarie del 10% in autunno. Secondo la banca d'affari americana, l'istituto centrale osserverà con grande interesse l'evoluzione dell'inflazione e la abbinerà a quello che succede sul fronte dei contagi. Alla fine Jerome Powell potrebbe entro l'inverno operare una stretta sul piano di acquisti dei titoli di Stato e aumentare i tassi d'interesse. A questo punto le azioni conoscerebbero una fase di vendite, con gli investitori preoccupati che si rifugiano in asset più sicuri.
Non tutti i titoli però sarebbero destinati a calare. I più penalizzati probabilmente sarebbero i tecnologici, perché le aziende del settore soffrirebbero di costi maggiori per finanziare i propri investimenti di lungo termine. Le azioni bancarie invece ne trarrebbero addirittura vantaggio, in quanto gli istituti di credito vedrebbero allargarsi il margine di intermediazione, che in questo momento è risicato con tassi a zero.
Anche i titoli sanitari e dei beni di prima necessità verrebbero comprati, soprattutto se la crescita dovesse frenare al punto da far crollare il sentiment di fiducia da parte dei consumatori. Insomma, oggi il mercato è troppo caro e le sue performance sono distorte dal comportamento della Fed, che ha in mano le chiavi per portarlo avanti ancora a lungo nei rialzi o per farlo precipitare.
Wall Street: per JP Morgan non è il momento di vendere
Una posizione leggermente diversa da quella di Morgan Stanley è assunta dagli strateghi di JP Morgan. Gli analisti sono convinti che il rally degli indici americani sia sostenuto dagli investitori al dettaglio, che acquistano puntualmente ad ogni calo. Al contrario i grandi fondi cercano di equilibrare il portafoglio comprando obbligazioni senza caricare con le azioni.
Il problema è che quando arriveranno le vendite, gli istituzionali cominceranno a liquidare le posizioni in essere accentuando il possibile tracollo sia per il comparto azionario che per i bond. Il momento della correzione tuttavia ancora non è arrivato, a giudizio della più grande banca d'affari del mondo, almeno fintanto che i retail continuano a comprare. Rimane però l'incognita se questo atteggiamento rimarrà inalterato una volta che la Fed metterà in atto davvero il cambiamento di politica monetaria paventato da tutti.