Il NASDAQ-100 crolla del 2,51% nell'ultima seduta di Wall Street, affossato dalle vendite in scia dei dati sull'inflazione statunitense. Adesso l'indice tecnologico si trova a 14.806 punti e si allontana dal record storico di novembre 2021 a 16.212 punti. Il nuovo livello è situato nel punto più basso da oltre una settimana, segno eloquente del fatto che gli investitori stanno risentendo in maniera particolare della prospettiva che la Federal Reserve aumenterà i tassi d'interesse nell'arco del 2022.
In questo momento gli operatori di mercato stanno cercando sicurezza negli assets difensivi, come i titoli dei servizi pubblici che hanno sovraperformato il mercato con un rialzo dello 0,5%, e i titoli di Stato statunitensi che in questo momento rendono l'1,72%. Il NASDAQ comunque rimane ancora impostato in un trend rialzista di lungo termine, con un guadagno negli ultimi 12 mesi del 12,78%.
NASDAQ-100: perché gli investitori hanno venduto le azioni
A scatenare il sell-off sul mercato tecnologico USA dicevamo il rilascio degli ultimi dati sull'inflazione americana. Ieri i prezzi all'ingrosso delle aziende sono aumentati del 9,7%, il livello più alto da quando questa misura è stata adottata nel 2010 per determinare quanto le imprese pagano i fornitori. Mercoledì 12 gennaio invece l'indice dei prezzi al consumo ha rivelato una crescita del 7% che, seppure attesa dagli analisti, ha registrato il top dal 1982.
Questo ormai lascia pochi dubbi sull'intervento della Banca Centrale americana per innalzare il costo del denaro. Il punto semmai è quanti ritocchi farà a partire dalla prossima primavera. Secondo la maggior parte degli analisti saranno 3, ma alcuni grandi banche d'affari come Goldman Sachs scommettono su 4 adeguamenti di un quarto di punto ciascuno, uno ogni trimestre a cominciare da marzo, quando dovrebbe terminare il tapering della Fed.
Gli investitori quindi iniziano ad allontanarsi dai titoli growth con queste prospettive, perché ciò riflette la sofferenza delle aziende legate alla crescita per un costo più alto che dovranno sostenere per finanziare i propri investimenti. Ad ogni modo, le aspettative di aumento dei tassi d'interesse, espresse attraverso il mercato dei T-Note USA, sono rimaste stabili. Infatti, il rendimento dei Titoli di Stato a 2 anni è addirittura arretrato dello 0,03% nella giornata di ieri.
Ancora il mercato probabilmente nutre alcuni dubbi su quanto stringente sarà la Fed in rapporto alla variante Omicron, che sta dilagando nel Paese e che potrebbe frenare l'economia a stelle e strisce. Quindi, forse si trova in una posizione ancora di attesa per capire gli sviluppi della situazione a livello di emergenza e l'impatto macroeconomico nei prossimi mesi.
Crollo NASDAQ-100: le opinioni degli analisti
Gli analisti sono convinti che il mercato cominci a realizzare che la Fed non potrà fare a meno di inasprire la sua politica monetaria, viste le condizioni sul versante dei prezzi. Sunil Krishnan, capo dei fondi multi-asset di Aviva Investors, ritiene che gli investitori si siano cullati per troppo tempo del fatto che l'impennata dell'inflazione sarebbe stata determinata dalla crisi energetica e dal rimbalzo post-pandemico che ha generato le strozzature della catena di approvvigionamento.
Tutti fattori tendenti a scomparire presto. In verità, con un'inflazione che si prevede entro la fine dell'anno almeno al 3,5%, ben sopra il target del 2% della Fed, quest'ultima avrebbe parecchio spazio d'intervento per restringere la sua politica monetaria.
Secondo Kit Juckes, stratega di Société Générale, i mercati "sono nel paese delle meraviglie", perché stanno ignorando un ritmo più rapido della stretta monetaria della Banca Centrale a stelle e strisce. L'ottimismo rimasto, a giudizio dell'esperto, è dettato solo dalla convinzione che il peggio della pandemia probabilmente sia già passato.