Nell'ottava appena trascorsa la volatilità e la paura sono tornate le protagoniste dei mercati azionari europei, con perdite il FTSE Mib che ha segnato il -12,84%, seguito da EuroStoxx 50 (-10,44%). Migliore il comportamento dell'S&P 500 in USA, che ha chiuso la settimana con un -1,27%.
Il conflitto tra Russia e Ucraina ha trasferito le sue angosce alle azioni, che tempono un'escalation del conflitto. In questa fase di pesanti ribassi, è possibile che i minimi siano stati raggiunti lo scorso venerdì o che si raggiungano nella settimana entrante. Di solito si intuisce questo da un violento crollo che ruba il denaro degli ultimi venditori disperati.
Per le considerazioni di più lungo termine si dovranno attendere le notizie dal fronte, ma in ogni caso appaiono negative: le sanzioni economiche inflitte dall'Unione Europea penalizzano inizialmente chi le emette e solo successivamente chi le subisce. Germania e Italia dovrebbero essere le Nazioni che pagheranno per prime il prezzo della guerra, in quanto sono i due Paesi legati in modo più stretto alla Russia.
Materie prime: l'indice CRB si avvicina ai 300 punti
L'ottava appena conclusa ha visto un deciso apprezzamento delle materie prime, a causa della loro funzione di beni rifugio dal forte rialzo dell'inflazione sia in USA che in Europa. Il conflitto armato ha fatto il resto, con il petrolio Brent che cresce di oltre il 20% e si è attestato a 118 dollari al barile, mentre l'oro si è fermato a 1.974 dollari l'oncia salendo del 3,5%.
Intanto, l'indice CRB si avvicina ai 300 punti, valori che mettono sotto decisa pressione le politiche economiche europee che sono state imprudenti, soprattutto in campo energetico in quanto noi europei dipendiamo per oltre il 30% dalla Russia per le forniture soprattutto di gas ma anche di grano e mais. Si parla di riattivare il nucleare e ritornare al carbone, ma è troppo tardi per alleviare efficacemente i disagi che avremo nel breve termine.
Mercato obbligazionario: la domanda dei bond affonda i rendimenti
Per il mercato obbligazionario, la settimana si è chiusa in modo rocambolesco: i rendimenti che fino a poche settimane fa promettevano un 2% sia sul decennale americano che su quello italiano, ora offrono un 1,7% e un 1,5% a fronte della forte salita delle obbligazioni. Questo perché tali strumenti vengono considerati una valida difesa da parte dei risparmiatori, che hanno spostato il denaro dall’azionario all’obbligazionario.
Le prossime mosse delle Banche centrali dovranno essere viste alla luce del nuovo scenario geopolitico ed economico: con ogni probabilità gli aumenti dei tassi previsti da marzo per la Fed saranno affievoliti per non penalizzare ulteriormente una crescita messa in discussione dalla guerra.
Si potrebbe quindi verificare uno scenario di crescita e inflazione negli Stati Uniti (possibile se l'indice dei prezzi al consumo sarà tenuto a bada). Per l'Eurozona invece si potrebbe osservare la stagflazione (inflazione e mancata crescita economica).
Forex: prossime settimane cruciali per il cambio
Il cambio EUR/USD ha chiuso l'ottava all'insegna delle decise vendite a causa della decisa crescita del dollaro USA. Il cambio ha chiuso a 1,092, con il biglietto verde visto con un bene rifugio in concomitanza di shock esogeni come quello attuale.
Questo implica che una sua crescita può essere rallentata solo da un miglioramento della situazione geopolitica. Inoltre, la Fed ha in ogni caso in programma di alzare i tassi, elemento che rafforza ulteriormente il dollaro USA. Le prossime settimane saranno cruciali per intuire l’evoluzione futura dell’euro-dollaro.
Franco Bandelli - www.finanzairriverente.com