Nella settimana appena trascorsa si è assistito all'indebolimento del rimbalzo degli indici di Borsa messo a segno nelle ultime settimane. Non poteva essere altrimenti: l'evoluzione del conflitto in Ucraina e le possibilità che questo si estenda coinvolgento altri attori creano incertezza. È in quest'ottica che si devono considerare gli ultimi cali settimanali, di un 1,5% circa, per S&P 500 e i listini europei.
Le prospettive di medio e lungo termine non sono migliori: negli USA si è infatti verificata l'inversione della curva dei rendimenti, indicatore molto seguito che spesso prelude ad una recessione nei prossimi 12 mesi.
Materie prime: massimi ancora distanti?
Per quello che riguarda le materie prime, la settimana appena conclusa le ha viste ostaggio delle decisioni politiche da prendere per esercitare pressioni sulla Russia. Il petrolio Brent, stabilmente sopra i 100 dollari al barile, segna importanti variazioni anche giornaliere.
L’oro, baluardo contro l’inflazione e le tensioni geopolitiche, si attesta sui 1.950 dollari l’oncia e l’indice generale delle commodities, il CRB Index, si posiziona intorno ai 300 punti. Gli investitori di vecchia data sanno che prima di una recessione conclamata le materie prime solitamente raggiungono i massimi.
Il rischio è che tuttavia i massimi possano essere ancora distanti, specie se l'UE deciderà di privarsi delle forniture energetiche dell'Est. Anche su questo fronte regna l'incertezza, con i prossimi mesi che saranno decisivi.
Mercato obbligazionario: continua la crescita dei rendimenti
Nell'ottava appena conclusa si è assistito ad un forte riazlo dei rendimenti sia sul bond a 10 anni USA che su quello italiano, che rendono rispettivamente il 2,7% e il 2,4%. Per la relazione inversa che lega i prezzi ai rendimenti, la conseguenza è un calo delle quotazioni del debito, soprattutto sulla parte più lunga della curva.
Probabilmente il trend rialzista degli yield proseguirà anmche nei prossimi mesi a causa della politica monetaria più restrittiva di Fed e BCE, con quest'ultima che sta preparando interventi sui tassi a seguito dell'aumento dell'inflazione in Europa.
Sono lontani i tempi in cui i banchieri centrali parlavano di inflazione transitoria: oggi si discute come calmierare i prezzi prima che l'indice dei prezzi al consumo cresca in maniera eccessiva. Segnalo inoltre un sensibile incremento dello spread BTp-Bund, che solitamente viene interpretato come indice di rischio del sistema Italia.
Forex: dollaro USA conferma la sua forza
Le quotazioni di EUR/USD hanno chiuso la settimana in area 1,08, confermando la forza del dollaro USA. Non poteva essere diversamente: i futuri aumenti dei tassi da parte della Federal Reserve sono già in agenda e i timori di una escalation del confronto militare in atto alimentano la forza del biglietto verde. Solo i prossimi mesi potranno dare indicazioni di segno opposto, per ora sembra da seguire il trend che rialzista sulla divisa americana.
Franco Bandelli - www.finanzairriverente.com