Dal 15 marzo Wall Street è ripartita con un mini rally, lasciandosi alle spalle tutte le notizie brutte che ne hanno condizionato la discesa quest'anno. Se si cerca di trovare un vero driver per questo ritorno agli acquisti però si rischia di fare uno sforzo inutile. In realtà anzi ci sarebbe più di un motivo per essere preoccupati.
Sul fronte della guerra Russia-Ucraina non ci sono segnali di pace. Le trattative sembrano destinate a fare un buco nell'acqua una dietro l'altra. Forse da parte di Mosca non c'è una vera e propria intenzione di arrivare a una soluzione, se non una volta occupata tutta l'Ucraina e non solo.
La Federal Reserve non sta adottando toni accomodanti, nonostante il clima di tensione che si riflette a livello economico e che minaccia venti di recessione. Anzi,
Jerome Powell ha dichiarato che l'istituto centrale potrebbe anche prendere in considerazione rialzi dei tassi d'interesse di mezzo punto alla volta nelle prossime riunioni. Ricordiamo che il dot plot del
FOMC ha stimato ben 7 strette nella sua griglia previsionale.
Infine si sta determinando una svendita di titoli di Stato americani, con il rendimento a 10 anni che si è spinto fino al 2,55%, livello più alto dal 2019. Questo in altre circostanze ha generato turbolenze anche nei mercati azionari, proprio perché il picco di rendimenti è figlio di un'inflazione che potrebbe sfociare nella stagflazione, una volta colpita la crescita.
Wall Street: perché gli investitori comprano azioni
La spiegazione degli acquisti azionari quindi qual è? Molto probabilmente gli investitori hanno preferito mettere azioni in portafoglio piuttosto che obbligazioni, vista la svendita attualmente sul mercato dei bond con tassi attesi in aumento.
Dall'inizio del conflitto, azioni e obbligazioni hanno smesso di muoversi nella stessa direzione, come facevano all'inizio del 2022. E infatti adesso viaggiano su binari separati, ma non come avviene di solito nei contesti di crisi.
In questo momento sembrerebbe che il mercato abbia accettato una guerra Russia-Ucraina più lunga di quanto si potesse immaginare un mese fa. Quindi è probabile che il sentiment sia migliorato e si preferiscano asset rischiosi come le azioni piuttosto che sicuri come i Treasury, sostiene il market economist di Capital Economics, Thomas Mathews.
Azioni: ecco perché il rally non durerà
Un indicatore la scorsa settimana ha segnalato un rimbalzo delle azioni: il BofA Bull & Bear. Per la prima volta da quando è scoppiata la pandemia, ha evidenziato un livello "estremamente ribassista". Dal 2013, ogni volta che ciò accade, l'indice MSCI All-Country World guadagna in media il 7,9% nei 3 mesi successivi.
Il Chief Investment Strategist di Bank of America, Michael Hartnett, però ritiene che il rally non sarà di durata maggiore di quanto segnala l'indicatore. Le ragioni sono da imputare all'inflazione molto alta, ai tassi più elevati e a uno shock potenziale riguardo la crescita. Nel secondo trimestre quindi vi sarebbero da aspettarsi vendite sui mercati.
Secondo Jason Hunter, strategist di JP Morgan, è possibile che l'S&P 500 si muova in un intervallo ristretto di prezzi nei prossimi 6 mesi. A supporto di tale ipotesi, Hunter riporta un dato storico, ossia che quando la Fed ha iniziato ad aumentare i tassi negli anni 1983, 1994, 2004 e 2015, il principale indice americano ha oscillato in una banda del 10%-15%. L'esperto ritiene che, con la rimozione della politica accomodante, in questo 2022 l'S&P 500 potrebbe vagare entro gli estremi visti a inizio anno.