Nella settimana appena trascorsa le principali Borse mondiali hanno messo a segno un leggero ribasso, con l'Europa e gli USA che hanno lasciato sul terreno mezzo punto percentuale. A inizio 2022, il driver che ha guidato i mercati finanziari è stato relativo all'inflazione statunitense, che mette in campo l'ipotesi di aumenti dei tassi di interesse portando gli investitori a smontare le operazioni di prestito di denaro per investire la liquidità nelle azioni.
Questa pratica è pericolosa in un contesto di incremento del costo del denaro: i prestiti iniziano a costare e comunque questo inizia a scivolare dall'equity per poi spostarsi sui bond. Mi aspetto quindi un aumento della volatilità ma non crolli a breve termine.
Materie prime: le commodity alimentano l'inflazione
L'indice CRB delle materie prime è cresciuto di oltre tre punti percentuali nell'ottava appena trascorsa chiudendo a 245 punti. L'inflazione è concreta e non appare un fenomeno transitorio. Il dato al 7% negli USA e al 4,9% in Europa spaventa la popolazione, specie considerando che chi presta soldi allo Stato non riceve nulla in cambio.
Ad esempio, in un quadro di elevato indice dei prezzi al consumo, chi compra BTp o bond governativi riceve a scadenza una cifra minore di quella prestata. Ciò avvantaggia i Paesi fortemente indebitati come l'Italia. Lo Stato italiano non ha fretta di vedere un aumento dei tassi di interesse da parte della BCE. Nel frattempo, il rialzo dell'oro e del petrolio Brent certifica quanto sospettavamo: i prezzi della benzina costa di più a parità di litri erogati.
Mercato obbligazionario: crescono i rendimenti dei titoli di Stato italiani
La settimana appena trascorsa ha visto un incremento dello spread BTp-Bund, che veleggia in area 136 punti base. Oltre a questo, si è verificato un aumento dei rendimenti dei bond italiani e USA con conseguente correzione dei corsi obbligazionari.
Il differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi a 10 anni cresce sulle tensioni politiche in merito all'elezione del prossimo Presidente della Repubblica, che potrebbe portare anche ad un cambio al vertice di Palazzo Chigi.
Oltreoceano, il bond governativo USA a 10 anni cresce veleggiando sulla scorta di voci e interpretazioni dalla Federal Reserve oltre ad un futuro inasprimento della politica monetaria per addomesticare un'inflazione fuori controllo: il BTp rende l'1,34%, mentre il T-Bond l'1,79%.
Mercato valutario: attese oscillazioni sull'EUR/USD
Il cambio EUR/USD ha chiuso la settimana a 1,14. Il grafico non mostra alcuna direzionalità da settimane, mostrando comunque una certa tonicità del dollaro. Con buone probabilità assisteremo a forti oscillazioni delle quotazioni in occasione degli aumenti dei tassi da parte della Fed o anche sulle relative attese, in quanto i mercati anticipano spesso le attese scontandole nei prezzi: le prossime settimane forniranon maggiori elementi interpretativi.
Franco Bandelli - www.finanzairriverente.com