Lo yen è rinato.
Nel mese di marzo la valuta giapponese è stata la più performante del mondo. Solo pochi mesi fa gli investitori scappavano dallo yen per via della politica ultra-accomodante della
Bank of Japan, unica Banca centrale al mondo a mantenere i tassi d'interesse negativi mentre tutte le altre stavano stringendo per combattere l'inflazione. L'USD/JPY era arrivato a un massimo di 152 nel mese di ottobre, livello che non vedeva da oltre 30 anni e che ha costretto più volte le autorità giapponesi a intervenire direttamente sul mercato per tentare di frenare il sell-off sulla valuta.
Oggi invece vi è una chiara inversione di tendenza, determinata da alcuni fattori. Innanzitutto, in Giappone è tornata a farsi viva l'inflazione, il che ha portato i trader a scommettere che la politica monetaria giapponese si normalizzerà. Con l'avvicendamento al vertice della BoJ per la scadenza di mandato di Haruhiko Kuroda, dovrebbe terminare l'accomodamento monetario e si dovrebbe entrare in una fase di rialzo dei tassi d'interesse. Questo avverrebbe contestualmente a un allentamento da parte degli altri istituti centrali dopo un lungo periodo di strette. La divergenza nella politica monetaria dovrebbe favorire i flussi verso lo yen, penalizzando le altre valute.
L'altra grande ragione che sta calamitando gli investitori verso la divisa del Sol Levante riguarda la crisi bancaria statunitense e le turbolenze generate dal crollo del Credit Suisse. In questo caso, come da tradizione, il mercato acquista yen nella veste di bene rifugio. In genere le crisi bancarie sono accompagnate da grandi acquisti di dollari americani, ma stavolta vuoi che la tempesta ha come epicentro gli Stati Uniti, vuoi che il dollaro ha esaurito gran parte della forza manifestata per oltre un anno, il biglietto verde non ha più grande appeal.
In terzo luogo, ora si teme una recessione, sia perché l'inflazione rimane alta, e quindi costringerà le Banche centrali a mantenere il costo del denaro a livelli elevati, sia perché la crisi bancaria potrebbe peggiorare le condizioni finanziarie, deprimendo i consumi e gli investimenti. Tutto ciò sposterebbe l'asse verso lo yen, sempre in ottica di trovare riparo in un porto sicuro.
Yen: Wall Street scommette su un rally nel 2023
Alla luce del quadro che si va prefigurando, gli analisti e gli strategist di Wall Street vedono lo yen guadagnare valore nel 2023. "Riteniamo che le tensioni nel settore bancario dovrebbero essere maggiormente concentrate nelle regioni regionali statunitensi e continuare a favorire l'euro e lo yen in quanto principali beneficiari del declino dell'eccezionalismo statunitense", hanno affermato gli analisti di UBS Group AG.
A giudizio di Yusuke Miyairi, analista valutario di Nomura International Plc., "i recenti rischi di instabilità finanziaria negli Stati Uniti e in Europa hanno aumentato la probabilità di un rallentamento economico". Pertanto, " il ruolo di rifugio sicuro dello yen favorirà il rafforzamento".
Quanto alle previsioni sul cambio USD/JPY, per Bjoern Jesch, Chief investment officer di Deutsche Bank, nei prossimi 12 mesi il ninja scenderà fino a 125, dai 132 attuali. Mentre Morgan Stanley vede il cross precipitare addirittura fino a 120. Esattamente come James Malcolm, responsabile della strategia valutaria di UBS.
Non tutti però sono d'accordo nel puntare su una forza dirompente dello yen nei prossimi mesi. Ad esempio, Adam Cole, n.1 per il valutario di RBC Capital Markets, ritiene che, nonostante la ricerca di protezione, è improbabile che il trading si svolga a senso unico. Anche perché qualsiasi nuovo segnale che la Fed continuerà ad alzare i tassi d'interesse probabilmente sosterrà il dollaro. "I fondi nazionali giapponesi guideranno le vendite di yen se non copriranno gli investimenti obbligazionari esteri, anche se nel breve termine lo status di rifugio sicuro dello yen dominerà i movimenti".