Nel meeting della scorsa settimana la Bank of England ha incrementato il costo del denaro di 25 punti base al 4,25%. La decisione è stata presa sia alla luce del contesto inflazionistico, a febbraio il tasso di inflazione d’Oltremanica è cresciuto dal 10,1 al 10,4 per cento (stime al 9,9%), e sia dell’andamento della crescita economica, passata dal -0,5% di dicembre al +0,3% del primo mese dell’anno (stime a +0,1%).
Alla luce di questi dati, che fanno il paio con la stima di una crescita economica che dovrebbe confermarsi più forte del previsto e di un’inflazione dei servizi particolarmente forte, l’istituto di Threadneedle Street dovrebbe proseguire il processo di strette monetarie anche nel meeting di maggio. A differenza delle altre maggiori banche centrali, la BoE nel corso dell’anno corrente non dovrebbe tagliare il costo del denaro.
Nel 2023 potremmo invece assistere alla prima riduzione dei tassi da parte della Federal Reserve, in genere messa in campo, guardando le serie storiche, sei mesi dopo l'ultimo rialzo. Inoltre, il chairman Powell ha riconosciuto che il fallimento di tre banche in una settimana ha provocato “una stretta del credito per imprese e famiglie e peserà sull’attività economica, sul mercato del lavoro e sull’inflazione” (e quindi favorirà l’attività della FED), nel comunicato finale la formula “nuovi incrementi dei tassi saranno appropriati” è stata sostituita da “qualche ulteriore intervento potrebbe essere necessario” e la guidance sulla crescita è stata rivista al ribasso.
GBP/USD: nuovi rialzi in arrivo
In questo contesto, il cambio GBP/USD, il famigerato “cable”, si è allontanato con forza dai minimi a 1,036 fatti segnare a settembre dopo il mancato breakout della trendline ottenuta congiungendo i top segnati a luglio 2008 e nello stesso mese sei anni dopo.
L’insuccesso del tentativo di rottura, avvenuto in area 1,38-1,39$, ha violentemente spinto il cross in direzione della parità. Da qui è partita una risalita che prima ha permesso al cambio di superare 1,14, minimo di marzo 2020, ed ora si trova a fare i conti gli 1,23 dollari, un livello che dal novembre 2016 non ha mancato di far sentire la sua importanza.
Riteniamo che il superamento di questo livello resistenziale possa fornire nuova verve al cable che potrebbe riportarsi sui massimi da quasi un anno in area 1,26. Un trade di breve termine potrebbe partire da 1,2320 con target 1,2590 e stop loss a 1,202.
Per chi volesse puntare sulla forza del testa e spalle ribassista, su un orizzonte temporale più ampio potrebbe anche scommettere sull’approdo a 1,28 ed a 1,32 dollari.
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