Il dollaro USA si prende una pausa e rallenta la corsa contro le principali valute. L'indice del dollaro è sceso oggi dello 0,8% a 108,85, dopo che questa settimana è salito ai massimi da 20 anni. Persino lo yen, che è attualmente una delle divise più bistrattate, ha guadagnato terreno, con l'USD/JPY scivolato fino a 142,5 e allontanatosi dai massimi del 1998 a 145. Probabilmente si tratta di un ritracciamento di respiro dopo una cavalcata straordinaria, sospinto da alcuni spunti emersi nelle ultime ore.
Ieri
la Banca Centrale Europea ha alzato i tassi d'interesse dello 0,75%, in linea con quelle che erano le attese più negative del mercato. Hanno sorpreso però due cose: la prima è la stretta per la stessa percentuale sul tasso sui depositi, oltre quindi lo 0,5% del consensus; la seconda è il tono utilizzato in conferenza stampa da
Christine Lagarde, che ha annunciato altri rialzi di questa portata per frenare la crescita dell'inflazione. Questo ha contribuito a dare
maggiore forza all'euro, che rispetto al dollaro USA si è riportato sopra la parità.
Un altro fatto ha riguardato
il piano gigantesco da 150 miliardi di sterline messo in piedi dal Primo Ministro britannico Liz Truss per sostenere famiglie e imprese contro la crisi energetica. Questo ha aiutato a stabilizzare temporaneamente la sterlina. Inoltre, le Autorità di Corea del Sud e India sono intervenute per bloccare sul nascere i deflussi di capitali determinati dal superdollaro. Infine, i trader potrebbero cominciare a scontare il fatto che la prossima settimana verranno pubblicati
i dati sull'inflazione statunitense e le attese sono per un rallentamento.
Dollaro USA: ecco perché non perderà la sua forza
C'è più di una ragione per credere che lo sprint delle altre valute rispetto al biglietto verde sia una cosa temporanea. Oggi si terrà a Bruxelles l'incontro tra i Ministri dell'Energia dei Paesi dell'UE per trovare soluzioni alla crisi energetica. Nei giorni scorsi si è parlato di stabilire un tetto ai prezzi del gas, ma nelle ultime ore questa idea si è raffreddata, sull'opposizione di diversi Paesi tra cui Grecia, Polonia e Ungheria, che reputano la mossa inefficace e temono ritorsioni dalla Russia.
La sensazione è che qualsiasi decisione verrà rinviata a ottobre e che il meeting di oggi si risolva con un nulla di fatto, mentre il caro bollette sta devastando famiglie e imprese. Tutto ciò finirebbe per mettere sotto pressione la moneta unica e rispedirla nuovamente al di sotto della parità contro il dollaro.
La moneta americana con molte probabilità riprenderà la sua forza alla luce dell'intervento di ieri del Governatore della
Federal Reserve,
Jerome Powell, in un think tank presentato dal Cato Institute a Washington. Il numero uno della Banca Centrale USA ha ribadito ancora una volta che l'istituto monetario deve muoversi apertamente e con forza contro l'inflazione, per questo
sono previsti altri grandi aumenti dei tassi "fino a quando il lavoro non sarà finito". Ciò significa che i prossimi mesi potrebbero ancora vedere il dollaro rinforzarsi o comunque mantenere la sua forza in rapporto alle altre monete.
Secondo Patrick Bennett, strategist alla Canadian Imperial Bank of Commerce di Hong Kong, il dollaro sarà dominante sull'avversione al rischio legata a un'attività di crescita globale più lenta. Gli strateghi di Goldman Sachs e Bank of America hanno detto ai clienti di aspettarsi questo mese un rialzo dei tassi Fed dello 0,75%, quindi con un aumento delle quotazioni del biglietto verde.