Il dollaro USA potrebbe innescare una violenta crisi finanziaria. A dirlo è Bob Michele, Chief investment officer di JP Morgan Asset Management. Anche se non è lo scenario base prefigurato dall'esperto, si tratta di un'eventualità che non dovrebbe essere trascurata. Lo scenario peggiore avverrebbe attraverso il mercato dei derivati, che viene utilizzato dagli investitori stranieri per coprire una parte dei loro acquisti delle attività denominate in dollari.
Ogni volta che il biglietto verde sale di valore, i trader si trovano a dover pagare una quota sempre maggiore per il "rolling" (per passare da una scadenza a quella successiva) dei contratti utilizzati per coprirsi con controparti valutarie come euro e yen. Questi maggiori oneri potrebbero comportare la vendita di altri asset e questo implica che tutto il sistema finanziario viene messo in agitazione. Michele sottolinea che probabilmente il mercato ha già subito in parte la pressione verso la fine di settembre, quando vi è stato il roll-over. "Questa potrebbe essere sola la punta di un iceberg", sottolinea.
Fed: per JP Morgan non cambierà rotta
Le previsioni di Michele non vanno prese sottogamba, dal momento che in tempi recenti ha effettuato delle segnalazioni che poi si sono rivelate corrette. Ad esempio, un anno fa ha pronosticato un'inflazione più aggressiva di quanto si potesse immaginare e che la
Federal Reserve avrebbe iniziato ad alzare i tassi molto prima del 2023 come tutti quanti avevano stimato.
Ora, il CIO sostiene che la Banca Centrale americana continuerà con la sua opera di restringimento fino a quando il costo del denaro non raggiungerà il 4,75%. Ciò comporta altre due strette di 75 punti base, che verosimilmente arriveranno nelle riunioni ufficiali di novembre e dicembre. A quel punto l'istituto guidato da
Jerome Powell si fermerà aspettando che l'inflazione si avvicini al suo target del 2%. Quindi,
difficilmente la Fed invertirà rotta verso un maggiore accomodamento, a meno che "non accada qualcosa di molto brutto ai mercati e/o all'economia". In questo caso, deve trattarsi di un tale shock da determinare potenziali insolvenze e il "dollaro forte potrebbe causare proprio questo", aggiunge.
Dove investe il CIO di JP Morgan?
La posizione di Michele riguardo il suo portafoglio d'investimento è innanzitutto lunga sul dollaro USA, in quanto per le ragioni suddette la moneta americana è destinata a rafforzarsi. Inoltre, l'esperto ha affermato di sottopesare il credito sfruttando qualsiasi rally per ridurre ulteriormente la partecipazione. Tra le obbligazioni, predilige quelle investment grade, di breve scadenza e resilienti a una profonda recessione. Quanto ai titoli di Stato, Michele aspetta che il rendimento a 2 anni raggiunga un livello del 4,75%-5% e quello a 10 anni arrivi al 4%-4,25%.
"Abbiamo trascorso la maggior parte del 2022 a garantire che ogni singola partecipazione nei nostri portafogli potesse sopravvivere a uno shock al ribasso materiale. E mentre i prezzi sono tornati più in basso, c'è ancora molta liquidità sul mercato per ora. Ma cosa succede se, con il senno di poi, i primi nove mesi del 2022 si rivelano la calma prima della tempesta?", ha affermato.