La settimana di Bitcoin è iniziata nel segno del rialzo, ma la criptovaluta ha trovato un ostacolo molto duro a 37.500 dollari, da cui poi è iniziata una correzione di 1.000 dollari. Gli investitori sono ancora indecisi sulle posizioni da prendere: molti temono che la lunga fase rialzista sia giunta a compimento, ma in verità in questo momento sono parecchi ad accumulare posizioni nell'attesa che la prima criptovaluta per capitalizzazione sferri un nuovo attacco verso i massimi storici.
Da un recente studio di Glassnote, società di analisi della blockchain, è emerso che coloro che hanno posizioni di lungo periodo su Bitcoin non hanno modificato la loro visione rialzista nemmeno dopo il sell-off che ha portato a un tracollo del 50%.
Questo dimostrerebbe come in realtà sono i trader di breve che hanno liquidato in preda all'emotività, infatti le vendite di questi sono cresciute di ben 5 volte durante la discesa. È ovvio quindi che, in questi casi, basta una nuova ondata di acquisti che riporti il prezzo oltre certi livelli critici a far ritornare un sentiment positivo verso la valuta virtuale, con conseguenti rialzi.
Bitcoin: il grande problema della regolamentazione
Ci sono molte situazioni che sono rimaste in sospeso e che necessitano di una definizione, prima tra tutte la questione della regolamentazione. Una delle ultime ad esprimersi in tal senso è stata la Banca Centrale svedese, la quale ha messo in rilievo il fatto che Bitcoin e altre criptovalute non possano sfuggire a lungo a una revisione normativa.
Il Governatore della Riksbank, Stefan Ingves, ha enfatizzato alcuni aspetti che sono nel contempo causa ed effetto del grande successo delle monete virtuali, come gli interessi dei consumatori e il pericolo del riciclaggio di denaro. Di fronte a questo, una regolamentazione che stabilisca delle norme di comportamento sarebbe il minimo per evitare che la situazione sfugga di mano.
In realtà ancora non è chiaro alle Authority dei vari Paesi come fare per mettere delle regole ad un settore nato proprio per sfuggire al controllo e alla supervisione. Infatti, laddove si è cercato di percorrere una strada in tale direzione come in Cina si è arrivati a gesti estremi, come quello di vietare alle istituzioni finanziarie di accettare criptovalute per i pagamenti.
Stati Uniti e Unione Europea stanno studiando le modalità più opportune, ma si trovano ancora impantanate in una situazione in cui trovare il giusto approccio normativo è cosa tutt'altro che semplice.
Proprio negli USA, Gary Gensler, Presidente della Securities and Exchange Commission ha smorzato le speranze di un'approvazione degli ETF Bitcoin per quest'anno, durante una testimonianza al Sottocomitato dei Servizi Finanziari della Camera.
Il massimo rappresentante della Commissione di Borsa USA ha dichiarato che, prima di avallare l'introduzione di questi strumenti finanziari, sarà necessario portare le criptovalute sotto la regolamentazione della SEC. Questo potrebbe essere visto come un dietrofront da parte di Gensler, il quale aveva recentemente chiesto che gli investitori in Bitcoin fossero maggiormente protetti, lasciando intravedere una tendenza a voler velocizzare le operazioni per una normativa specifica.
Bitcoin: per Ray Dalio le CBDC non possono competere
Il tema della regolamentazione è quindi estremamente spinoso e potrebbe determinare ulteriore incertezza sulle quotazioni future di Bitcoin. Il grande investitore Ray Dalio ha individuato un pericoloso competitor per Bitcoin, ovvero lo Yuan digitale della Banca Popolare cinese. Questo perché la valuta di Pechino ha dei fondamentali molto solidi e sta guadagnando grande appeal nei mercati internazionali.
Al contrario di quello che sta succedendo in questo periodo al Dollaro americano al punto che, se la Federal Reserve decidesse di adottare un Dollaro digitale, probabilmente non produrrebbe lo stesso effetto. In definitiva, eccezion fatta per lo Yuan, per Dalio le Central Bank Digital Currency non potrebbero competere con Bitcoin proprio perché avrebbero delle caratteristiche molto differenti.
Il famoso imprenditore Robert Kiyosaki invece va giù pesante sulla criptovaluta e, in un post su Twitter, esprime gioia per il crollo recente di Bitcoin e prevede che il prezzo presto possa raggiungere quota 27.000 dollari. Livello da cui l'autore di "Padre ricco padre povero" potrebbe tornare a comprare.