Mentre Bitcoin continua la sua inesorabile corsa rialzista incontrando qualche resistenza a quota 60.000 dollari, la sua attrattività dal punto di vista internazionale e mediatico sta raggiungendo livello mai visti prima. Gli incredibili ritorni della criptovaluta fanno gola a moltissimi giornalisti e notiziari che pur di cavalcare l’onda fanno uscire dei servizi o degli articoli poco sensati.
Come sappiamo la storia della valuta digitale è costellata di frasi come “Bitcoin è morto”, “Bitcoin è una bolla” e “Bitcoin è un esperimento passeggero” che però nel corso degli anni sono palesemente risultate false. In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza su alcuni miti che dalla nascita nel 2008 continuano ad aleggiare sulla criptovaluta senza però avere un fondamento logico e soprattutto pratico.
Bitcoin è utilizzato per attività illecite
Questo mito è senza dubbio uno dei più famosi e ancora oggi è utilizzato da personaggi illustri come l’attuale Presidente della BCE, Christine Lagarde, o il Segretario al Tesoro USA, Janet Yellen. L’idea di fondo è che Bitcoin venga utilizzato per il riciclaggio di denaro da parte di criminali in giro per il mondo attraverso piattaforme con il Dark Web e scambio di valuta in maniera anonima.
Come sappiamo bene, ma è sempre meglio ripetere, la prima criptovaluta per capitalizzazione utilizza un registro pubblico, distribuito e trasparente chiamato anche Blockchain dove i dati degli utenti vengono salvati in maniera irreversibile. In più, all’interno del protocollo gli utenti non sono anonimi ma bensì pseudonimi: ad ogni utente viene affidato una coppia di chiavi (pubblica e privata) con cui viene identificato univocamente.
Ora, date queste premesse, davvero pensate che dei criminali intenti a non lasciar traccia di spostamenti di denaro utilizzino la valuta virtuale per i loro affari? La risposta mi sembra scontata. Se vogliamo aggiungere un po' di dati a questo mito, secondo uno studio soltanto lo 0,3% delle transazioni fatte su Bitcoin sono utilizzate per scopi illegali. Se guardiamo ai competitor della moneta digitale, ossia le banche, queste negli ultimi 10 anni hanno dovuto pagare multe per un totale di 300 miliardi per riciclaggio di denaro. Ai posteri l’ardua sentenza.
Bitcoin perderà valore a causa degli Hard Fork
Altro concetto che spesso viene associato alla criptovaluta e che in molti faticano a comprendere è il mito degli Hard Fork. Bitcoin è un software open source e disponibile a chiunque in qualunque parte del mondo. Qualsiasi persona od organizzazione può prendere il codice, modificare alcuni parametri e creare un “nuovo” Bitcoin.
Gli esempi più famosi di questo fenomeno sono Bitcoin Cash ($BCH) o Bitcoin Satoshi Vision ($BSV). Molti scettici continuano a domandarsi “Come è possibile che Bitcoin sia finito in termini assoluti se posso crearne infinite copie?”.
La risposta è davvero molto semplice: quando si crea una nuova versione di Bitcoin, in gergo fork, non si creano nuovi BTC ma una catena parallela che non si interfaccia in alcun modo con la base monetaria della criptovaluta in essere. Quando si biforca la catena non succede lo stesso per il network di utenti e per la potenza computazionale che appartiene alla criptovaluta madre.
Ad esempio, equiparare il valore del Bitcoin Cash a quello del Bitcoin sarebbe equivalente a supporre che il codice sorgente di un social network, esempio Twitter, possa "biforcare" e duplicare automaticamente il valore dei suoi utenti e dipendenti. Il loro valore deriva dall’effetto network di Bitcoin o di Twitter, non solo dalla loro esistenza.
Bitcoin verrà sostituito da altre criptovalute
Mito molto simile per risvolti a quello precedente ma non per dominio in cui si inserisce. Secondo alcuni analisti Bitcoin in un futuro prossimo potrà essere superato in termini di share del mercato e di Dominance delle criptovalute da qualche altra Altcoin. BTC nasce come moneta alternativa al sistema finanziario moderno in cui le valute FIAT con a capo le Banche centrali fanno da padroni.
Oltre ad essere l’unica realmente decentralizzata (tralasciando il discorso della parziale centralizzazione delle mining pool che merita un articolo a parte) Bitcoin è una criptovaluta con una value proposition ben definita e l’unica a non essere mai stata hackerata. Il discorso è simile al punto precedente: si possono inventare tutte le criptovalute del mondo, ma solo una è Bitcoin e solo una ha il suo network di utenti.
Ci sono voluti 40 anni di ricerca per concretizzare l’idea di una moneta decentralizzata indipendente dagli stati e altri 12 per arrivare al trilione di dollari di valutazione. Non è tanto un discorso di caratteristiche quanto di effetto network.
Bitcoin è una bolla
Questo fortunatamente è uno dei miti che sta scomparendo con il tempo e con la consapevolezza delle persone che Bitcoin è qui per restare e non è una cosa passeggera. Con l’aumentare del prezzo e dell’interesse delle corporazioni e del sistema bancario, la criptovaluta sta lentamente consolidando la sua posizione nel mercato.
Sempre più scettici si stanno rendendo conto che la criptovaluta sta attirando le attenzione di vari investitori per diversificare il portfolio essendo un asset class completamente staccata dal sistema finanziario moderno. Bitcoin non è una bolla oggi e non lo era nel 2017: quello che è cambiato è la consapevolezza del mercato e degli utenti del network.
Ora attorno alla moneta digitale si sta costruendo una narrativa sempre più fondata sulla riserva di valore mondiale e la crisi finanziaria che si prospetta nei prossimi anni non farà altro che incentivare le persone ad informarsi di più su quella che senza dubbio è la miglior invenzione post internet.
Bitcoin non può scalare come sistema di pagamento globale
Come detto in precedenza Bitcoin al momento sta perseguendo la narrativa che lo descrive come l’oro digitale del XXI secolo. Ad oggi, la criptovaluta non è in grado di scalare e di sopportare una mole di transazioni al secondo tale da soddisfare ogni persona nel mondo.
Quello che però in molti faticano a capire e che l’architettura software di Bitcoin è stata pensata appositamente così lenta per favorire la sicurezza e il consenso decentralizzato attraverso la Proof of Work. È quindi una scelta consapevole quella di Satoshi Nakamoto di avere al massimo 3 tps e non di più.
Perché? Perché Bitcoin scala e scalerà con soluzioni di layer 2, come Lightning Network, che si interfacciano con la Blockchain principale computando in autonomia una quantità di transazioni che può raggiungere le migliaia se non milioni di tps.
Come disse Hal Finney, crypto punks dietro il movimento che per 40 anni studiò Bitcoin: “Bitcoin stesso non può scalare per avere ogni singola transazione nel mondo per essere trasmessa a tutti e inclusa nella Blockchain. Ci deve essere un livello secondario di sistemi di pagamento che sia più leggero e più efficace”