Chi è Satoshi Nakamoto? Tutti conoscono la sua celebre cratura, il Bitcoin, ma quasi nessuno sa chi è. Vediamo insieme le teorie dietro l’identità dell’inventore della regina delle criptovalute: il Bitcoin
Satoshi Nakamoto è lo pseudonimo dell'inventore della criptovaluta Bitcoin e della tecnologia sottostante, la Blockchain, che – secondo molti - cambierà il mondo tanto quanto ha fatto Internet negli anni ’90. È stato candidato al Nobel e si dice che sia miliardario, ma nessuno sa chi sia realmente.
Quella di Nakamoto e del Bitcoin è una storia che inizia da molto lontano e ha trovato il momento di emergere proprio quando si è sperimentata la massima diffidenza e preoccupazione verso l’economia e la finanza, cioè durante la Grande Crisi del 2008. Pochi giorni dopo la chiusura di Lehman Brothers, Adam Back, noto attivista cypherpunk ideatore di Hashcash, ha ricevuto una mail da un mittente sconosciuto, firmata Satoshi Nakamoto.
Nella mail si chiedeva ad Adam Back di dare un’occhiata ad un breve paper in cui era descritto il funzionamento di un sistema detto “blockchain”, che doveva servire come supporto per una valuta virtuale: il Bitcoin. Vediamo insieme, partendo dalle origini, come si è arrivati alla nascita della figura oscura di Satoshi Nakamoto.
I predecessori di Nakamoto: i Cypherpunks
Negli anni ’80 e ’90, per parlare di crittografia, dovevi far parte di un team di hacker informatici ribelli: The Cypherpunks, programmatori con il pallino della privacy nel mondo digitale. Nel Manifesto Cypherpunk di Eric Hughes, matematico e programmatore statunitense si legge: “La privacy è necessaria per una società aperta nell’era digitale. Non possiamo aspettarci che i governi, le aziende o altre grandi organizzazioni senza volto ci concedano la privacy. Dobbiamo difendere la nostra privacy se ci aspettiamo qualcosa. I cypherpunk scrivono il codice. Sappiamo che qualcuno deve creare i software per difendere la privacy, e… lo stiamo facendo”.
I cypherpunk si specializzarono nella creazione di cypher, ovvero mailing list, in gruppi informali, con l’intento di ottenere la privacy e la sicurezza informatica degli account personali, che erano quasi impossibili da penetrare.
Molti di loro erano anarchici e ribelli e credevano che tutti dovessero essere collegati online senza interferenze governative. Internet, infatti, è tutt’altro che libero, basti pensare alla National Security Agency all’interno della più ampia vicenda legata a Edward Snowden.
I cypherpunk hanno sperimentato l’idea secondo la quale sulla rete si possa inviare denaro senza l’uso di un intermediario. Nel 1989 David Chaum, un informatico e crittografo statunitense, ha creato DigiCash e ha pubblicato un documento accademico sull’argomento. Un altro dei cypherpunks, Nick Szabo, ha creato “Bit Gold”.
Tuttavia, anche se questi soggetti hanno avuto questa idea, non sono mai riusciti a realizzare una vera esperienza peer-to-peer. Solo dopo il crollo del mercato azionario del 2008, il mondo era pronto per una rivoluzione digitale della finanza.
Satoshi Nakamoto e la nascita del Bitcoin
Nell’ottobre del 2008, qualcuno chiamato Satoshi Nakamoto scrisse un documento di 21 pagine intitolato “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System”, ovvero “Bitcoin: un sistema di cassa elettronico peer-to-peer ”. Il mese dopo Satoshi Nakamoto pubblicò il protocollo Bitcoin su The Cryptography Mailing list sul sito metzdowd.com. Iniziò a inviare comunicazioni per e-mail a tutti i cypherpunks, chiedendo se fossero disposti ad aiutarlo a creare la sua idea di un nuovo sistema chiamato “Blockchain”, una rete di computer connessi peer-to-peer.
La blockchain, concepita per le criptovalute, è fondamentalmente un sistema di contabilità che registra tutte le transazioni su un libro mastro pubblico, il ledger. Invece del dollaro Usa, o dell’euro, il valore viene scambiato in una valuta digitale, chiamata Bitcoin.
I nuovi Bitcoin devono essere creati, o meglio “minati”, con un processo appunto di “mining”, che consiste in un tentativo dei computer di risolvere un difficile problema di matematica. Una volta risolto, il minatore viene premiato in Bitcoin.
Inizialmente qualsiasi computer ordinario poteva risolvere ed estrarre Bitcoin e chiunque poteva ricevere e depositare la valuta nel proprio portafoglio digitale, il wallet. Anche se era la soluzione che stavano cercando, in quegli anni molti dei crittografi ignorarono le idee di Satoshi Nakamoto, e solo un programmatore di computer californiano di nome Hal Finney ne vide il potenziale. Fu lui la prima persona a prendere sul serio Nakamoto ed accettò di lavorare su The Bitcoin Project gratuitamente.
Il 3 gennaio 2009 il Bitcoin è stato lanciato per la prima volta. L’anno seguente Nakamoto decise di ritirarsi dalla comunità di Bitcoin. L'ultimo contatto da parte di Satoshi Nakamoto risale al 2011, quando dichiarò di essere passato ad altri progetti e di aver lasciato il Bitcoin in “buone mani” con Gavin Andresen.
Quando l’FBI e la CIA indagarono su Satoshi Nakamoto, Gavin Andresen accettò di parlare in merito all’argomento Bitcoin per conto del misterioso fondatore, con l’obiettivo di diffondere la tecnologia blockchain, ma questo spaventò Nakamoto, che tagliò completamente i legami con il resto del team Bitcoin originale. Ad oggi non si hanno notizie del misterioso creatore del Bitcoin.
Chi è Satoshi Nakamoto? Le teorie sulla vera identità
Le teorie sulla vera identità di Satoshi Nakamoto sono numerose. Il nome potrebbe servire da copertura per un gruppo creato per provocare una rivoluzione digitale, potrebbe trattarsi della CIA, o addirittura di alcuni governi o semplicemente di un brillante gruppo di hacker ribelli. La verità è che non si conosce neanche il suo sesso, se sia un “lui” o una “lei” o se si tratti di un gruppo di persone, come molti sostengono.
In giapponese "satoshi" significa "un pensiero chiaro, veloce e saggio", "Naka" può significare "medium", "dentro" o "relazione". "Moto" può significare "origine" o "fondamento". Ma non è certo se questi significati siano utili a ricondurre alla persona o al gruppo di persone che ha inventato il sistema Bitcoin.
Inizialmente si è pensato ad Hal Finney, la prima persona che ha ricevuto Bitcoin. La prima transazione tra Satoshi Nakamoto e il programmatore Hal Finney è avvenuta il 12 gennaio 2009. Finney ha ricevuto 10 BTC come test, oggi equivalenti a circa 90mila dollari. Hal Finney, soffriva di SLA. La cronologia del peggioramento delle sue condizioni si allinea effettivamente a quando Satoshi Nakamoto ha deciso di scomparire. Ci sono numerosi fatti che indicano che Finney sia stato il vero creatore della prima criptovaluta.
Oltre ad essere un cypherpunk con idee molto simili a quelle di Satoshi e aver ricevuto la prima transazione bitcoin, Finney era anche il vicino di casa di un certo Dorian Nakamoto, l’uomo che fu erroneamente identificato come il vero Satoshi da un articolo di Newsweek. Tuttavia, quando Andy Greenberg, un giornalista di Forbes, chiese direttamente a Finney se fosse veramente l’inventore di Bitcoin, lui abbassò gli occhi, lasciando intendere che non c’entrasse nulla con la creazione della criptovaluta. A quel tempo la malattia di Finney era già in uno stato avanzato e il movimento degli occhi era l’unico modo che aveva per comunicare.
Finney si è spento nel 2014 all’età di 58 anni dopo aver perso la battaglia con la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Il secondo sospettato è Nick Szabo, già inventore del Bit Gold, la criptovaluta che ha ispirato il Bitcoin. Eppure stranamente il paper sul Bitcon fa riferimento a vari progetti, ma non al Bit Gold di Szabo, che è il precedente più simile.
Inoltre, un esame sullo stile di scrittura ha trovato molte affinità tra gli scritti di Szabo e l’autore del paper di Nakamoto, compresa l’abitudine peculiare di pubblicare due spazi all’inizio di una frase e, prima del lancio del Bitcoin, aveva chiesto su un forum ad alcuni programmatori aiuto per il lancio di una “nuova idea”.
Il 2 maggio 2016, Craig Steven Wright ha pubblicamente dichiarato di essere Satoshi Nakamoto. Wright ha rivelato la sua identità alla BBC, al The Economist ed a GQ. Al fine di dimostrare la sua affermazione, ha firmato un messaggio con la chiave di crittografia privata associata alla prima transazione in Bitcoin. Tuttavia la validazione di questa firma è contestata e anche se ne fosse dimostrata la validità, molti esperti di crittografia non la ritengono una prova definitiva, in quanto si riferisce al secondo blocco e non al primo creato.
Il 4 maggio 2016 Wright promette di pubblicare ulteriori prove per dimostrare la sua identità, ma il giorno successivo, cancella tutti i post sul suo blog e pubblica una nota intitolata "I'm sorry" nella quale dichiara che era pronto a pubblicare ulteriori prove ma di non aver avuto il coraggio di farlo. Conclude la nota con un "arrivederci". Nello stesso anno Wright ha presentato una richiesta di copyright per il white paper di Bitcoin, originariamente scritto da Satoshi Nakamoto.
Si è pensato anche a Michael Clear, laureato in crittografia al Trinity College, ma ha negato di esserlo. Altri sospettavano di Vili Lehdonvirta, ex sviluppatore di giochi finlandese, sociologo ed economista, ma anche quest’ultimo ha smentito qualsiasi legame con Satoshi. Adam Penenberg, un professore della New York University, sostiene che dietro il personaggio misterioso ci sarebbero tre persone: Neal King, Vladimir Oksman, Charles Bry.
La tesi di Penenberg si basa su una ricerca effettuata su Google di alcune frasi particolari del protocollo bitcoin che riconducono ad una richiesta di brevetto per l'aggiornamento e la distribuzione delle chiavi di crittografia. Il brevetto era stato richiesto proprio da King, Oksman e Bry, i quali hanno negato di avere a che fare con il bitcoin.
Altri pensano che sia Martii Malmi, uno sviluppatore finlandese, il quale si occupò del Bitcoin sin dagli inizi realizzando anche l'interfaccia utente del sistema. Girano voci anche sul creatore di MtGox, Jed McCaleb, uno statunitense amante della cultura giapponese e residente in Giappone.
Altre teorie invece portano a Donal O'Mahony e a Michael Peirce, i quali scrissero un elaborato sui pagamenti digitali nelle piattaforme e-commerce. Nel 2017, dopo una soffiata di un ex stagista di SpaceX, Sahil Gupta, è comparsa l'idea su web che dietro allo pseudonimo si nascondesse Elon Musk, teoria poi smentita dallo stesso imprenditore sul suo account Twitter.
Si è pensato anche a David Schwartz, Chief Technology Officer di Ripple: nel 1988 ha depositato un brevetto di una rete di computer distributiva prima dell’esistenza di Internet. La sua idea era quasi identica al Bitcoin 20 anni prima che Satoshi Nakamoto apparisse sulla scena. Schwartz non è nemmeno estraneo all’uso degli alias, dato che per anni ha utilizzato lo pseudonimo di “Joel Katz “. David Schwartz ha affermato di non essere Nakamoto.
Satoshi Nakamoto rimane nell’ombra
Nessuna ipotesi sulla vera identità di Nakamoto è mai stata sostenuta da alcuna prova oggettiva. In realtà, è anche possibile che tutti i sospettati siano Satoshi Nakamoto. Ad oggi l’unica cosa che sappiamo è di non sapere realmente chi è o chi sono. Secondo molti esponenti della crypto-community, nessun genio al mondo avrebbe mai potuto creare una tecnologia così perfetta da solo. La maggior parte è convinta che dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto si nascondono diversi team di sviluppo.
Di recente, in aiuto a coloro che desiderano scoprire la verità è arrivato il co-fondatore di Ethereum e fondatore di Cardano, Charles Hoskinson, che ha suggerito l’utilizzo dell’analisi della scrittura del codice per identificare il vero padre del Bitcoin.
Il codice del primo client di Bitcoin fu scritto proprio da Satoshi Nakamoto e su questo non c’è dubbio. Inoltre, online esistono moltissimi progetti con codice open source il cui stile può essere confrontato con quello sicuramente appartenuto a Satoshi. Secondo Hoskinson potrebbe esserci un’alta probabilità di trovare corrispondenze per poi concentrare le indagini su alcuni singoli nominativi.
Hoskinson aggiunge che il codice di Bitcoin era basato su un linguaggio di programmazione molto insolito chiamato Forth, utilizzato soprattutto nel campo della pedagogia informatica in Inghilterra e negli Stati Uniti orientali tra gli anni ’80 e ‘90 e questo potrebbe restringere di molto le ricerche. Non una strada tanto semplice da seguire, ma in effetti sembra l’unica che potrebbe essere perseguita per associare finalmente un nome al creatore di Bitcoin.