Grande fermento negli ultimi giorni a Wall Street in attesa di conoscere la decisione della
Federal Reserve sui tassi d'interesse.
Il sentiment è stato molto negativo, perché il mercato ha cominciato a scontare una Banca Centrale dai toni particolarmente aggressivi.
In particolare, sono stati attaccati i titoli tecnologici, maggiormente sensibili alla politica monetaria restrittiva dell'istituto centrale a stelle e strisce. Basti pensare che da inizio anno il NASDAQ ha perso più di un quarto del suo valore e, secondo molti analisti, le prospettive risultano essere cupe per i prossimi mesi.
Wall Street: ecco cosa succede dopo la Fed
In realtà, come emerge dalle serie storiche, occorrerebbe considerare cosa succede dopo le decisioni della Fed. La storia più recente segnala che, una volta che la riunione è finita e il mercato ha metabolizzato le decisioni, nei giorni successivi si verifica un rialzo delle quotazioni azionarie.
Nell'ultimo anno e mezzo, l'indice S&P 500 è cresciuto, dopo bruschi cali nei giorni precedenti, dopo 8 meeting della Fed su 10. In particolare, nei giorni seguenti ai meeting di gennaio, marzo e giugno, le azioni sono aumentate tra il 6% e il 9%.
Quindi, nelle prossime sedute di Wall Street bisognerà aspettarsi grandi rialzi? Un recente sondaggio di Bank of America non lascia molto tranquilli. In base allo studio, il peso delle azioni nel portafoglio dei gestori è il più basso di sempre, mentre il livello di liquidità è ai massimi storici.
Questo significa che l'avversione al rischio degli investitori è molto sostenuta. Inoltre, le valutazioni azionarie sono ancora elevate rispetto alla media storica e in rapporto a quelle che le società avevano durante le precedenti recessioni economiche. La questione assume ancora più rilevanza in una prospettiva in cui la Fed continuerà ad alzare i tassi d'interesse ancora a lungo.
Secondo Wei Li, global chief investment strategist di BlackRock Inc, gli investitori ancora non hanno preso in considerazione i rischi di una recessione, che sta per arrivare a causa dell'irrigidimento della politica monetaria. Yoshitaka Suda, analista di Nomura, rileva come i fondi macro abbiano accumulato posizioni corte dopo gli ultimi dati sull'inflazione americana e, a suo giudizio, rimarranno in quelle posizioni almeno fino al 7 ottobre, allorché verranno pubblicati i dati sull'occupazione.
Queste opinioni, quindi, stanno andando contro la storia, che invece suggerisce acquisti dei titoli sul mercato dopo una riunione della Banca Centrale USA. Il percorso storico delle azioni viene viceversa seguito da Marko Kolanovic, strategist di JP Morgan, che in una nota ha scritto che il ribasso degli asset rischiosi da questo momento dovrebbe essere mitigato da "utili robusti delle aziende, basso posizionamento degli investitori e aspettative di inflazione a lungo termine ben ancorate".