Il dollaro USA ha confermato in questi giorni il suo straordinario stato di forma guadagnando posizioni nei confronti delle principali valute mondiali. L'USD/JPY è arrivato quasi a 147, costringendo il Governo giapponese a intervenire direttamente nel mercato dei cambi per la prima volta dal 1998. Il cross GBP/USD è precipitato al minimo storico a 1,0350 a seguito dell'annuncio del piano di riduzione fiscale da parte del Cancelliere britannico Kwasi Kwarteng e l'EUR/USD staziona stabilmente sotto la parità a causa soprattutto della crisi energetica che sta devastando l'Europa.
La forza del dollaro è motivata in maniera particolare dalla
politica sui tassi estremamente aggressiva esercitata dalla Federal Reserve, che risalta ancora di più allorché il cambio valutario riguarda ad esempio la valuta di un Paese come il Giappone, dove la politica monetaria si mantiene ancora accomodante. Lo stato di grazia del biglietto verde è anche conseguenza del fatto che oggi
il dollaro americano viene considerato il principale bene rifugio, in un contesto dove prevalgono l'incertezza e la paura.
Aziende USA: ecco le più esposte alla forza del dollaro
Lo straripare della moneta americana non è certamente un bene per molte aziende statunitensi che hanno una presenza importante all'estero, in quanto queste si vedono ridurre gli utili prodotti localmente una volta che effettuano la conversione nella divisa nazionale. Ciò porta inevitabilmente ad abbassare le previsioni dei guadagni futuri. Infatti, le stime di consenso degli analisti per gli utili aggregati del 2023 delle società dell'S&P 500 sono diminuite di quasi il 4% negli ultimi tre mesi.
Una componente significativa è determinata proprio dal rafforzamento del dollaro statunitense, in quanto circa il 40% delle vendite delle società facenti parte del benchmark viene realizzato fuori dal territorio americano. Tra le aziende che sono particolarmente vulnerabili ve ne sono quattro. Eccole di seguito:
Philip Morris International
La prima è Philip Morris International, il cui fatturato è prodotto per la quasi totalità all'estero. Gli analisti per il 2023 hanno abbassato del 23% le stime degli utili per azione rispetto alla fine di febbraio. È possibile però che vengano effettuati altri tagli, visto che il biglietto verde continua a rafforzarsi.
L'Amministratore Delegato Jacek Olczak ha affermato che un dollaro forte è un rischio molto grosso per i profitti dell'azienda, sebbene la società sia attrezzata per far fronte a questa evenienza. Il 20 ottobre Philip Morris riporterà i dati trimestrali e si capirà quanto l'effetto dollaro sia stato forte e quanto potrà incidere in futuro.
Mondelez International
Non molto dissimile è la situazione di Mondelez International, multinazionale del settore alimentare, che vende tre quarti dei propri beni all'estero. Il consensus sull'utile per azione (EPS) 2023 è sceso del 16% rispetto al picco 2022. Il 1° novembre l'azienda diffonderà i dati sugli utili per avere una misura più precisa di quanto abbia impattato la forza del dollaro.
Booking Holdings
Anche Booking Holdings, azienda proprietaria di siti di viaggio, produce la stragrande maggioranza (86%) delle vendite fuori dagli Stati Uniti. Le stime sui profitti per il 2023, tuttavia, sono rimaste stabili durante tutto l'anno. Vedremo se ci saranno modifiche da qui al 2 novembre, quando saranno rilasciati gli utili relativi al terzo trimestre.
Lam Research
Lam Research, fornitore americano di apparecchiature per la fabbricazione di wafer e servizi correlati all'industria dei semiconduttori, è particolarmente esposto al dollaro USA, dal momento che oltre il 90% del fatturato proviene da Paesi stranieri. Gli analisti hanno ridotto le stime degli EPS per il 2023 di circa il 16% dalla fine del mese di febbraio. La trimestrale di Lam è prevista per il 19 ottobre.