Il 2022 potrebbe essere l'anno dei titoli bancari. La prima settimana del nuovo anno è stata brillante come non si vedeva dal 2010, con il settore finanziario dell'indice S&P 500 che ha guadagnato il 5,4%. Questo risalta in maniera particolare dal momento che il paniere più ampio ha subito una discesa dell'1,9%.
La cosa è ancora più evidente se si sposta l'attenzione verso il comparto tecnologico, dove l'indice KBW NASDAQ Bank è cresciuto del 10% nello stesso periodo di tempo, a fronte di un calo del 4,5% del NASDAQ-100.
Banche: perché gli investitori comprano le azioni
Ad attirare gli investitori verso le azioni bancarie è sicuramente la prospettiva che la Federal Reserve aumenti i tassi d'interesse nel corso dell'anno. La gran parte degli analisti si aspetta un ciclo di 3 rialzi a partire da marzo, quando dovrebbe terminare il tapering iniziato a novembre dall'istituto guidato da Jerome Powell. Goldman Sachs si aspetta invece 4 ritocchi, uno ogni 3 mesi iniziando proprio da marzo.
Ma perché è così importante per le banche la stretta sul costo del denaro da parte della Banca Centrale statunitense? I tassi tenuti a zero durante il periodo pandemico hanno messo in crisi le aziende di credito americane, che comunque sono riuscite a proteggere i profitti grazie ai guadagni sul trading e alle commissioni sulle transazioni.
Tuttavia, il core business della gran parte degli istituti di credito consiste nel margine di intermediazione, ossia nella differenza tra il tasso che applicano sui prestiti concessi a famiglie e imprese e il tasso che pagano sui depositi dei clienti. Tale margine è stato sensibilmente basso, a causa di un costo del denaro esiguo.
Quando i rendimenti sul mercato crescono, le banche adeguano molto prima i tassi sui prestiti che quelli sui depositi, di conseguenza il margine di intermediazione cresce e con esso anche i profitti. In particolare i tassi sui mutui, così come quelli su alcuni prestiti immobiliari aziendali e commerciali si muovono di pari passo con il rendimento dei Treasury Bond a 10 anni, che è un indicatore delle aspettative di mercato riguardo le mosse della Fed. Una volta che l'istituto centrale alza il tasso ufficiale di sconto, immediatamente ciò si riflette nei tassi sulle carte di credito e nei prestiti a tasso variabile.
Banche: quanti rialzi dei tassi sta scontando il mercato?
Alcuni titoli bancari si stanno apprezzando in maniera consistente, assorbendo completamente già da ora la politica della Fed e trascurando alcune incertezze che potrebbero manifestarsi con la variante Omicron del Covid-19. Ad esempio Regions Financial Corp., M&T Bank Corp. e Citizens Financial Group Inc. sono aumentate tutte di circa il 15% la scorsa settimana nella Borsa di New York. Grande attesa inoltre vi è per il venerdì di questa settimana dove grandi istituti come JP Morgan, Citigroup e Wells Fargo daranno inizio alla stagione delle trimestrali.
Il dilemma in questo momento è quanto il mercato stia effettivamente scontando in termini di aumento dei tassi. La maggior parte dei funzionari bancari prevede 3 aumenti di un quarto di punto ciascuno, ma c'è chi spera di più. Goldman Sachs ne ha stimati 4, mentre nella giornata di lunedì 10 gennaio, l'Amministratore Delegato di JP Morgan, Jamie Dimon, ha dichiarato alla CNBC che sarebbe sorpreso se ci fossero solo 4 aumenti, una quantità molto piccola e molto facile da assorbire per l'economia.