Le banche USA quest'anno hanno vissuto una stagione entusiasmante a Wall Street, sovraperformando l'indice di Borsa S&P 500. Facendo riferimento all'ultima chiusura settimanale, le azioni bancarie hanno ottenuto una performance del 36% nel 2021, a fronte di un rialzo del 21% del principale indice americano.
Ad aver dato forza al settore finanziario la ripresa economica che ha riattivato il credito e quindi le attività caratteristiche delle banche. Se le imprese sono ferme come durante i ripetuti lockdown nel cuore della pandemia, le aziende di credito subiscono l'arresto delle attività produttive. Questo perché non ci sono investimenti e richieste di prestiti delle imprese, le persone che perdono il lavoro non consumano e il mercato immobiliare rimane fermo, con la conseguenza che non vi è domanda di credito al consumo o mutui.
La buona notizia è che finora le banche sono state molto resilienti, mantenendo una certa solidità patrimoniale e limitando i crediti in sofferenza all'interno del loro bilancio grazie al supporto fondamentale della Federal Reserve. Lo dimostrano le brillanti trimestrali che sono state esposte durante l'anno e le ottime prospettive per il futuro. Di conseguenza gli istituti finanziari hanno potuto riprendere la distribuzione dei dividendi e l'avvio dei programmi di buyback, bruscamente interrotti nel corso del 2020.
Banche: cosa giocherà a favore nel 2022
Il 2022 potrebbe essere quello di un consolidamento degli ottimi risultati conseguiti. Secondo Matt O'Connor, analista di Deutsche Bank, si profila uno scenario dove gli utili cresceranno tra il 10% e il 12%, accompagnati da aumenti di ricavi a una cifra.
In realtà sono 2 i fattori che potranno giocare un ruolo fondamentale per il buon funzionamento del settore bancario. Il primo si riferisce alla politica monetaria della Federal Reserve. La Banca Centrale a stelle e strisce con molte probabilità inizierà un ciclo di 3 aumenti dei tassi a partire dalla primavera dell'anno prossimo. Questo permetterà alle banche di ampliare il margine di interesse netto, come differenza tra il tasso applicato sui prestiti concessi e quello attribuito ai depositi dei clienti.
La marginazione bassa infatti è stato il principale motivo di sofferenza in tutto questo tempo, in cui la Fed ha tenuto il costo del denaro a zero per rilanciare l'economia statunitense falcidiata dalla crisi pandemica. Vivek Juneja, analista di JPMorgan, sostiene che i primi aumenti dei tassi sono quelli più vantaggiosi per le banche perché i ricavi dai prestiti vengono valutati più rapidamente rispetto ai costi dei depositi.
Il secondo fattore fa riferimento alla crescita economica. Il rimbalzo dell'economia statunitense potrebbe proseguire, portando il Paese alla piena occupazione. L'incognita deriva dalla variante Omicron, ovvero da quanto essa potrà pregiudicare la ripresa delle attività economiche.
Molto dipenderà in tal senso da come le case farmaceutiche del vaccino riusciranno a neutralizzare la mutazione del virus attraverso l'adeguamento del siero, ma già Moderna e Pfizer hanno rilevato dai loro studi di laboratorio che la terza dose sarà in grado di fornire una buona copertura. La cosa avrà un'importanza cruciale, perché è solo dalla possibilità che gli ospedali non vadano al collasso come in tempi passati che verrà deciso se le attività produttive potranno continuare nella loro normalità senza interruzioni.