I titoli delle auto elettriche sono stati sotto pressione a Wall Street negli ultimi giorni, con le vendite che hanno colpito società come Tesla, Nio, Li Auto e Xpeng, per fare alcuni esempi. Dopo la riunione della Federal Reserve di mercoledì 15 dicembre vi è stato un tentativo di reazione, ma poi gli investitori sono tornati a shortare le azioni senza indugi.
In particolare Nio ha toccato i minimi annuali sotto i 30 dollari e Tesla viaggia ormai abbondantemente sotto la soglia psicologica di 1.000 dollari. Negli operatori sta avanzando il dubbio che forse le azioni venivano prezzate ben al di sopra di quelli che sono i fondamentali e quindi il 2022 probabilmente aprirà uno scenario poco edificante per le quotazioni in Borsa.
Auto elettriche: perché gli investitori vendono le azioni
Ovviamente l'andamento di questi giorni fa sorgere l'interrogativo su quali siano state le cause scatenanti che hanno spinto i trader a chiudere le posizioni aperte nei confronti delle azioni delle società di veicoli elettrici. Si possono individuare 4 fattori. Il primo è legato inevitabilmente alla decisione della Fed di stringere sulla politica monetaria. L'ultimo meeting ha confermato quelle che erano le aspettative da tempo del mercato, ovvero che la Banca Centrale statunitense stesse preparando il terreno per un aumento dei tassi.
Il fatto che abbia deciso di raddoppiare il tapering indica che il processo di stretta sul costo del denaro possa velocizzarsi, con l'inizio già a marzo 2022 e non a giugno come si credeva. Tutto questo almeno in parte è stato assorbito dagli investitori con largo anticipo, perché tassi più alti significano costi di finanziamento più elevati per le aziende tecnologiche come i produttori di auto elettriche tipo Tesla e le startup cinesi.
Un secondo fattore potrebbe essere legato alle preoccupazioni di delisting delle aziende cinesi da Wall Street. Sebbene Nio, Li Auto e Xpeng per ora non verrebbero coinvolte, il clima si sta facendo sempre più teso e non è escluso che un'escalation delle tensioni possa comportare che le stesse società in un futuro non troppo lontano siano costrette a migrare verso altri lidi.
In terzo luogo vi è l'entrata prepotente di Toyota nel settore delle auto elettriche. Martedì 14 dicembre la più grande casa automobilistica del mondo ha annunciato un piano da 17,6 miliardi di dollari per vendere 3,8 milioni di vetture totalmente elettriche, piazzando 30 modelli diversi entro il 2030. Se da un lato questa potrebbe essere vista come una buona notizia in quanto rinfrancherebbe tutto il settore, dall'altro lato sarebbe una minaccia consistente per i player che già vi operano. Un competitor come Toyota infatti potrebbe divorare quote di mercato, compromettendo molti piani aziendali delle altre società.
Infine vi è la situazione specifica di Tesla che solitamente fa da traino per tutte le altre. Elon Musk ha continuato a vendere azioni per arrivare alla fatidica quota di cessione del 10% promessa dopo il sondaggio di qualche settimana fa su Twitter. Cosa che si inserisce nell'ambito del piano di esercizio delle stock options.
Le operazioni dell'Amministratore Delegato hanno giocoforza creato turbolenze nei mercati e un calo dei prezzi, soprattutto perché le vendite stanno avvenendo gradualmente e non in una tranche unica. Inoltre un ricorso storico non è di grande auspicio. Nel 1999 Jeff Bezos è stato nominato uomo dell'anno dalla rivista Time e nei 2 anni successivi il titolo Amazon ha vissuto un periodo difficile. Lunedì 13 dicembre la nomina è toccata a Musk. Gli azionisti di Tesla incrociano le dita.