Una delle principali preoccupazioni che investe tutto il mondo della finanza in questo momento è
che l'economia globale possa andare incontro a una recessione nei prossimi mesi. I motivi per temere questo scenario non mancano, a partire dell'aumento dei tassi d'interesse da parte delle Banche centrali per combattere l'inflazione. Questa settimana la
Federal Reserve e la
Bank of England si sono rese protagoniste di una stretta sul costo del denaro nell'ambito di un ciclo di inasprimento della politica monetaria.
La Fed ha alzato i tassi dello 0,75%, come mai aveva fatto dal 1994, mandando un messaggio chiaro ai mercati, ovverosia che, fino a quando l'inflazione esorbitante che sta colpendo l'economia non cala,
l'atteggiamento della Banca Centrale rimane estremamente aggressivo. La BoE ha effettuato il quinto aumento consecutivo, preconizzandone altri in rapporto a proiezioni sull'inflazione poco confortanti da qui alla fine dell'anno. A luglio si unirà anche la
Banca Centrale Europea alla schiera degli istituti monetari falco, con il primo aumento dei tassi dal 2011. Mentre la
Swiss National Bank ha effettuato a sorpresa il primo rialzo dal 2007.
Il rischio molto reale è che per riuscire ad abbassare prezzi al consumo che crescono a questo ritmo sia necessario stringere troppo sull'economia, con il risultato che tutti vorrebbero scongiurare. Naturalmente non è solo la politica delle Banche centrali che fa intravedere spettri recessivi, ma vi sono altri driver molto potenti come la guerra Russia-Ucraina che non dà alcun segnale distensivo, la situazione Covid-19 in Cina non ancora del tutto risolta e i vincoli alla catena di approvvigionamento che potrebbero durare almeno fino al 2023.
Recessione: ecco cosa pensano i CEO aziendali
Quindi sarà recessione sicura? La maggior parte degli Amministratori Delegati delle grandi aziende la pensa così. In un sondaggio condotto dalla società di ricerca aziendale Conference Board su 750 CEO aziendali, oltre il 60% si aspetta una recessione nella propria area geografica nei prossimi 12-18 mesi. Questo dato risalta ancora di più se si paragona a quello di fine 2021, dove solo il 22% del campione intervistato vedeva il rischio. I leader societari reputano che sono soprattutto i costi energetici la principale preoccupazione, perché alimentano i costi di trasporto rendendo più costosa la produzione dei beni.
Nelle varie dichiarazioni recenti, i CEO avevano già esternato i rischi a cui va incontro l'economia mondiale. Ad esempio il numero uno di JP Morgan, Jamie Dimon, ha addirittura parlato di un uragano in arrivo. Mentre Brian Amstrong, Amministratore Delegato di Coinbase, ha affermato che si sta entrando in una recessione dopo un boom economico di oltre 10 anni, il che potrebbe portare a un nuovo inverno crittografico dalla lunga durata.
Vi sono comunque anche quelli che pensano che non ci sarà alcuna recessione, almeno nel breve termine. Circa il 20% degli alti dirigenti aziendali, ad esempio, non prefigura una situazione del genere prima di 2-3 anni. Brian Moynihan, CEO di Charlotte, Bank of America Corp, ha affermato che le persone hanno un sacco di soldi d spendere e la banca non vede alcun rallentamento della spesa. Ancora più netta è la posizione di Larry Hilsheimer, Chief Financial Officer di Greif Inc., che ha asserito, con chiaro riferimento alle esternazioni di Jamie Dimon: "tutti sono là fuori a urlare di uragani e altre cose che spaventano solo il consumatore. Semplicemente non si sta vendendo nulla di tutto questo."