Da inizio settembre, le quotazioni del Bitcoin non riescono a uscire dall'intervallo 19.000-20.000 dollari. Si riteneva che i dati macroeconomici sull'occupazione e sull'inflazione americana potessero muovere il prezzo della criptovaluta in una direzione o in un'altra, invece tutto è rimasto fermo. È possibile che gli investitori siano in attesa di sferrare il colpo decisivo che possa rompere la lateralità e indirizzare i corsi, sebbene in questo momento sia difficile credere a un rally come quello che si è verificato negli anni passati. Quantomeno fino a quando persisteranno i timori che l'economia globale stia andando incontro a una recessione più o meno pesante.
"Il Bitcoin è rimasto in un intervallo ristretto", ha dichiarato Joe DiPasquale, CEO del gestore di asset crittografici BitBull Capital. "Per ora, il mercato rimane indeciso mentre aspettiamo che l'economia si stabilizzi e che le letture dell'inflazione inizino a invertire". L'esperto ritiene sia improbabile un rally in assenza di dati macroeconomici rialzisti, mentre "i continui test al ribasso potrebbero portare il prezzo a scendere ai minimi di giugno a 17.600 dollari e anche oltre".
Bitcoin: ecco cosa potrebbe far aumentare le quotazioni
Trovare spunti rialzisti quindi non è un esercizio molto facile: tuttavia, è possibile individuare tre driver che potrebbero favorire un'ascesa dei prezzi.
Il primo riguarda
la perdita di correlazione con le azioni statunitensi. Quest'anno il rapporto molto diretto tra i due assets ha smentito clamorosamente quanti in passato sostenevano che Bitcoin potesse rappresentare un bene rifugio nei momenti di grande turbolenza dei mercati. Infatti, la moneta virtuale si è dimostrata un'attività estremamente rischiosa e volatile, che ha seguìto l'andamento dei titoli rischiosi quando sui mercati si è scatenato il sell-off. Nelle ultime settimane, tuttavia,
questa correlazione sembra essersi smarrita. Questa potrebbe essere una buona notizia, perché con la
Federal Reserve che continua ad alzare i tassi d'interesse mettendo sotto pressione le azioni, il Bitcoin potrebbe non soffrire allo stesso modo o addirittura rappresentare un modo per diversificare il portafoglio.
Il secondo driver si basa sul fatto che
dal 18 giugno Bitcoin non ha toccato nuovi minimi e, come detto sopra, da settembre si è consolidato in una fascia di prezzo ristretta. Potremmo essere davanti ad
fase di accumulo, preludio per un cambio di direzione. Affinché tale ipotesi venga suffragata, è necessario intanto che si rompa la soglia psicologica di 20.000 dollari e poi che la media mobile lenta a 100 giorni collocata sopra la soglia dei 21.000 $ sia violata. Ciò darebbe una sostanziale spinta rialzista, sebbene un vero cambio di marcia si vedrebbe solo con il superamento deciso di quota 30.000 dollari. Da lì, infatti, partirono le vendite nel mese di maggio, allorché vi fu l'
implosione della stablecoin TerraUSD.
Il terzo mover potrebbe riguardare i deflussi importanti dalle piattaforme degli exchange. In base a un rapporto pubblicato da CryptoQuant, un controvalore di 940 milioni di dollari in Bitcoin ha lasciato la piattaforma Coinbase. Questo potrebbe essere importante, perché significa che le monete passano dalle Borse ai portafogli offline. Tradotto vuol dire, secondo il rapporto, che si sta passando "da un'attenzione alla vendita a un'attenzione all'accumulo".