John Paulson è stato uno dei pochi ad arricchirsi durante la crisi dei mutui subprime del 2008. Con il suo enorme short, il gestore di Paulson & Co., una società di gestione degli investimenti con sede a New York, ha realizzato 20 miliardi di dollari all'epoca, quando tutti erano presi dall'euforia del mercato immobiliare. Oggi il 65enne newyorchese vede dei rischi nei mercati finanziari e, in un episodio di Bloomberg Wealth TV con David Rubenstein, suggerisce quali sono gli investimenti da fare e quelli da evitare.
John Paulson: sì a bond e oro con inflazione alta
Uno dei punti che Paulson mette in risalto in questo momento riguarda l'inflazione. A giudizio del gestore, gli investitori fino ad oggi hanno seguito fedelmente le indicazioni della Fed, ovvero che la crescita dei prezzi sia un fenomeno temporaneo e che presto tutto tornerà a livelli di normalità. In realtà oggi il tasso d'inflazione è molto al di sopra del 2% che rappresenta il target della Banca Centrale USA.
Questo perché la rapida espansione di moneta ha spinto il costo della vita ben al di là delle attese e, se questo non si abbassa in fretta, Jerome Powell sarà costretto ad alzare i tassi di interesse. Probabilmente le aspettative future sono superiori ora rispetto al livello attuale dei prezzi, perché a differenza dell'espansionismo monetario del passato, stavolta il denaro emesso dalla Fed è entrato nell'offerta di moneta.
In altri termini, dopo la crisi del 2009 la liquidità generata dall'acquisto dei titoli di Stato dell'istituto centrale finiva nelle banche e poi rientrava nuovamente presso la Fed, senza aumentare realmente l'offerta di moneta. Questa era la ragione per cui si sono vissuti anni di bassa inflazione. Adesso invece l'offerta di moneta è aumentata del 25% e si è riflessa nei prezzi.
In questo contesto, vi sono 2 tipologie di investimento che potranno essere adottati per sfruttare la situazione. Uno riguarda le obbligazioni perché offriranno dei rendimenti a lungo termine superiori. L'aumento dei tassi infatti ne riduce il prezzo sul mercato permettendo un acquisto a sconto.
Un altro concerne l'oro poiché in tempi di inflazione è un asset da tenere per proteggere il portafoglio. Secondo Paulsen, quando la vita diventa più cara le persone tendono a possedere meno contanti e assets a reddito fisso, di conseguenza il posto più logico dove finisce il denaro è proprio il metallo giallo.
John Paulson: no alle criptovalute
Sulle valute digitali Paulson non ha dubbi: si tratta di una bolla basata sul nulla. Il motivo per cui stanno salendo dipende solo dall'offerta limitata e da una domanda esuberante dettata più che altro da un abbaglio generale. Nel momento in cui la liquidità giungerà ad esaurimento si assisterà a un crollo verticale che riporta le criptovalute al loro valore intrinseco, ossia a zero.
Paulson tuttavia non farebbe mai uno short sulle crypto simile a quello fatto per i mutui subprime, perché l'altissima volatilità di breve dei token digitali nel breve termine lo spazzerebbe via. In pochi mesi si è assistito a un aumento di Bitcoin da 8.000 a quasi 65.000 dollari e nessuna posizione ribassista potrebbe essere sostenuta con queste oscillazioni di prezzo.