Le banche d'affari stanno vivendo il peggior anno per il trading del credito dal 2012. Da una ricerca di Coalition Greenwich è emerso che le 200 maggiori banche d'investimento del mondo quest'anno registreranno flussi di credito per 8,3 miliardi di dollari, il 36% in meno rispetto ad un anno prima. Coalition Greenwich definisce il trading del credito come la compravendita delle obbligazioni societarie e di credit default swap (le polizze assicurative per proteggersi dal fallimento di un emittente).
Quest'anno la situazione è particolarmente critica perché il fronte dell'offerta ha dovuto fare i conti con l'aumento dei tassi d'interesse e con le incertezze economiche mentre la domanda è stata ridotta dall'inflazione e dalla diminuzione del potere d'acquisto. Max Castle, gestore di portafoglio obbligazionario di Mediolanum, ha dichiarato che "molti investitori puntano a confermare le posizioni obbligazionarie liquide già in essere piuttosto che apportare cambiamenti" e per moficare "il profilo di rischio dei portafogli vengono utilizzati gli strumenti derivati".
Inoltre, i soggetti richiedenti i prestiti hanno dovuto fare i conti con finestre temporali sempre più ridotte: questo perchè per questo tipo di operazioni è preferibile evitare i giorni in cui vengono rilasciati dati importanti, in cui sono previste riunioni delle banche centrali o festività nazionali in altri Paesi. Tutto questo per massimizzare il numero di investitori disponibili.
Banche: ecco quanto stanno perdendo sul trading del credito
I tre principali operatori nel trading del credito, JP Morgan, Bank of America e Citigroup, sono riusciti a mantenere le loro posizioni di mercato. Tuttavia, hanno visto ridursi sensibilmente il volume delle operazioni trattate in questo 2022.
Ad esempio, JP Morgan ha visto scendere le offerte collocate da 144 a 78 miliardi di dollari, nel caso di Bank of America il dato si è ridotto da 126 a 67 miliardi mentre per Citigroup il dato è passato da 118 a 64 miliardi .
Tra le emissioni di obbligazioni che sono scese in maniera sostenuta vi sono quelle di società non finanziarie, con un calo del 35% annuo a 1.500 miliardi di dollari. "La mancanza di nuove emissioni ha danneggiato i ricavi degli istituti di credito mentre gli investitori sono titubanti data l'incertezza macroeconomica", ha detto Mollie Devine, direttore della ricerca presso Coalition Greenwich.