Il prezzo del petrolio affonda nel mercato delle materie prime all'apertura delle contrattazioni della settimana. I futures di Brent e WTI registrano un calo rispettivamente dell'1,20% a 71,73 dollari al barile e dell'1,25% a 68,43 dollari. A guidare le quotazioni al ribasso la decisione del produttore statale dell'Arabia Saudita, Saudi Aramco, di tagliare i prezzi dell'offerta in Asia oltre quanto era nelle previsioni.
Secondo un sondaggio condotto la scorsa settimana, su sei commercianti e raffinerie in Asia, Aramco avrebbe dovuto ridurre i prezzi di circa 60 centesimi al barile. In realtà, in un comunicato rilasciato dall'azienda nella giornata di domenica, è stato reso noto che la sforbiciata da ottobre sarà di 1,30 dollari, ossia più del doppio. Questa è una decisione importante in quanto l'Arabia Saudita invia oltre il 60% delle sue esportazioni di greggio in Asia, soprattutto in Cina, Corea del Sud, Giappone e India.
Qualche piccolo ritocco nell'ordine di 10 centesimi al barile vi è stato anche nell'Europa Mediterranea, mentre Stati Uniti e la parte nord-occidentale del Vecchio Continente per ora non sono stati intaccati. In particolare, negli USA ha inciso molto l'uragano Ida che ha messo fuori uso diverse raffinerie di petrolio nel Golfo del Messico e non ha creato le condizioni per un aumento della domanda.
Petrolio: perché Riad ha tagliato i prezzi in Asia
È chiaro che con questa politica di prezzo il più grande esportatore mondiale di greggio vuole stimolare la domanda. Quest'ultima è cresciuta di circa il 40% nel 2021, grazie alla ripresa delle attività economiche dopo lo shock pandemico. Tutto ciò ha spinto le quotazioni dell'oro nero a livelli che non si vedevano dal 2018, al punto che nel mese di luglio l'OPEC+ ha concordato a partire da agosto l'aumento dell'offerta di 400 mila barili al giorno per equilibrare il mercato.
Questo aumento scatena una competizione tra i produttori, con l'Arabia Saudita che rischia di perdere i suoi clienti se mantiene dei prezzi troppo alti. E il mercato asiatico è troppo strategico per non intervenire, tenendo presente che le raffinerie hanno dovuto sostenere il peso di continui rialzi delle quotazioni negli ultimi 3 mesi. Riad sta quindi cercando di far valere il suo peso specifico, provando anche a strappare quote di mercato ai rivali meno quotati.
Petrolio: il giudizio degli analisti sulla decisione di Saudi Aramco
Gli analisti vedono la mossa di Saudi Aramco quasi inevitabile nel contesto che stiamo vivendo. Secondo Giovanni Staunovo, analista di materie prime presso UBS, i sauditi hanno capito che i trader si dirigono verso il mercato spot, se i contratti a lungo termine che Riad propone mantengono prezzi troppo alti.
A parere dell'esperto, con l'arrivo dell'autunno la domanda probabilmente tenderà a stabilizzarsi. Di conseguenza Aramco avrà più barili a disposizione da esportare, che vuole smaltire attraverso valutazioni più interessanti per gli acquirenti.