I prezzi del petrolio hanno ripreso un po' di vigore all'inizio di questa settimana sull'attesa che l'OPEC+ nella riunione di mercoledì annunci un
imponente taglio dell'offerta ( storia del cartello). Il cartello dei più grandi produttori di greggio potrebbe diminuire l'output di oltre un milione di barili giornalieri, che rappresenterebbe la più grande sforbiciata dall'inizio della pandemia. Quello che domani inizierà a Vienna sarà anche il primo incontro dal vivo dal 2020.
I prezzi del petrolio erano finiti addirittura in territorio negativo nell'aprile di due anni fa, quando lo shock da Covid-19 e la guerra fratricida all'interno dell'OPEC tra Russia e Arabia Saudita aveva stravolto il mercato (
ne abbiamo parlato qui). Da allora però il rally dell'oro nero è stato straordinario e le quotazioni sono arrivate nei pressi dei 100 dollari all'inizio di quest'anno. In accelerazione dopo lo scoppio della guerra Russia-Ucraina, i prezzi sono arrivati
a sfiorare i 140 dollari al barile toccando livelli che non si vedevano dal 2008.
Da quel momento, però, la riduzione della domanda dalla Cina a causa dei blocchi Covid e il timore dell'arrivo di una recessione in seguito all'aumento dei tassi delle Banche Centrali, hanno fatto arretrare le quotazioni sui mercati fino a sotto la soglia psicologica dei 100 dollari.
Petrolio: ecco perché i prezzi saliranno
Ora che succede? I Ministri dell'OPEC temono che la contrazione economica possa fare abbassare ulteriormente i prezzi. Il livello che viene monitorato è quello degli 80 dollari, in quanto considerato di equilibrio: si tratta di un livello a cui i produttori trovano ancora conveniente trivellare e dal greggio non arrivano pressioni inflazionistiche.
Secondo Dan Pickering, Chief Investment Officer di Pickering Energy Partners, stiamo per assistere ad un taglio storico, sebbene la riduzione dell'offerta dovrebbe essere la metà rispetto a quella attesa ed attestarsi a 500 mila unità. "Sarà sufficiente per sostenere il mercato nel breve termine", ha affermato. A suo giudizio, comunque, vi sono altri fattori dal lato dell'offerta che sosterranno i prezzi del petrolio per i prossimi 1-2 mesi: le sanzioni che entreranno in vigore in Europa verso fine anno e la fine del pianoi per l'utilizzo delle scorte strategiche statunitensi destinato a calmierare i prezzi dei carburanti sul mercato interno.
Stephen Brennock, analista senior di PVM Oil Associates a Londra, reputa che ci sia un certo potenziale di rialzo delle quotazioni del greggio, dopo le perdite di settembre. "Un ulteriore aumento dell'attività di trading, insieme alla stretta dei fondamentali petroliferi a breve termine, potrebbe spingere i prezzi del petrolio a 100 dollari al barile", ha affermato.
Anche gli analisti di Goldman Sachs vedono valori a tre cifre nei prossimi sei mesi. Secondo la banca d'affari, il WTI arriverà a 95 dollari entro fine anno e a 100 dollari nei prossimi 180 giorni, mentre il Brent salirà a 100 dollari tra tre mesi e a 105 dollari tra sei.