Il petrolio continua ad avanzare nel mercato delle materie prime resistendo all'appello lanciato all'OPEC+ dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden di aumentare le forniture in maniera più rapida. Stamane il Brent e il WTI quotano rispettivamente appena sopra 83 e 82 dollari al barile. Il rally dell'oro nero ha ormai raggiunto il massimo da 7 anni, collezionando solo nel 2021 una performance del 60%.
La ripresa della domanda dopo la pandemia e le restrizioni sull'offerta da parte dei Paesi esportatori sono stati i driver dell'imponente rialzo, ai quali si è accompagnata ora la crisi energetica che sta mettendo in ambascia gli approvvigionamenti di un gran numero di Paesi.
Quanto basta per aver allarmato la Casa Bianca, che chiede a gran voce ai membri del cartello del petrolio di riaprire i rubinetti chiusi durante il periodo Covid-19. La sua richiesta però rischia di cadere nel vuoto alla luce dell'esiguo aumento di 400.000 barili al giorno da parte dell'alleanza.
Petrolio: senza l'OPEC+ prezzi più alti del triplo
Il pericolo che la situazione esploda è sostenuto, anche per via di quello che sta succedendo in Iraq, dove il Primo Ministro Mustafa al Kadhimi, è riuscito a scamparla a un attentato nella sua residenza di Baghdad con un drone carico di esplosivo. Ancora non si è chiarita la matrice dell'attacco e questo genera ulteriori sospetti e tensioni, essendo che il Paese arabo è uno dei componenti chiave dell'OPEC.
Ad ogni modo sembra che le pressioni provenienti dagli USA non abbiano scalfito più di tanto i vari rappresentanti dell'organizzazione. Quest'oggi il Ministro dell'Energia degli Emirati Arabi Uniti, Suhail Al-Mazrouei, ha dichiarato alla Conferenza della Settimana del petrolio in Africa a Dubai che se non ci fosse l'OPEC+ i prezzi dell'oro nero sarebbero raddoppiati o addirittura triplicati rispetto a quelli attuali, rivendicando quindi il ruolo di prezioso equilibratore che il cartello svolge anche in questo momento.
Ancora prima si era espresso il principe saudita Abulaziz Bin Salman, sostenendo che l'OPEC+ ha impedito che nel mercato petrolifero succedesse quello che sta accadendo in quello del gas e del carbone, dove le quotazioni rischiano di andare fuori controllo.
Il numero uno dell'Arabia Saudita ha aggiunto anche che i membri dovranno procedere con cautela perché la domanda comincia ad ammorbidirsi a causa del riacutizzarsi del virus in alcune zone. Infine ha contestato il tentativo da parte di alcuni Paesi di scoraggiare gli investimenti nei combustibili fossili, invitando nel contempo l'Africa a costruire più gasdotti.
Petrolio: dove andranno a finire i prezzi?
L'Arabia Saudita ha aumentato i prezzi ufficiali per tutti gli acquirenti di petrolio dopo la richiesta di Biden. Secondo Mike Muller, capo strategist per l'Asia di Vitol, compagnia olandese specializzata sulle materie prime, questo è un chiaro segnale di resistenza a qualsiasi pressione arrivi dal Nord America di pompare più velocemente l'output.
Quindi ci sarà da aspettarsi ancora rialzi delle quotazioni? Secondo Goldman Sachs non vi sono dubbi, il Brent raggiungerà una valutazione di 90 dollari al barile prima della chiusura del 2021. Una situazione questa quasi grottesca se si pensa a come solo un anno e mezzo fa si trovava il mercato della materia prima quando un tremendo shock petrolifero aveva spinto i prezzi dei future addirittura in territorio negativo.
Ovviamente ora molto dipenderà da come il mondo riuscirà a superare l'inverno alle porte con la crisi energetica che impazza e se la ripresa economica continuerà a essere sostenuta oppure subirà un rallentamento dettato dalla recrudescenza del Covid-19. Variabili queste che alla fine probabilmente giocheranno un ruolo decisivo.