I prezzi del petrolio sono scesi drasticamente dai massimi di questi giorni, dove il Brent e il WTI hanno visto rispettivamente punte di 97 e 96 dollari al barile. Proprio quando l'obiettivo preconizzato da molti di un valore del greggio a 100 dollari stava per essere alla portata, è arrivato l'ordine di ritiro di alcune truppe russe al confine con l'Ucraina.
L'allentamento delle tensioni conseguente, che per ora fa scongiurare una guerra, ha fatto ritiracciare le quotazioni dell'oro nero. Queste ultime avevano preso forza negli ultimi mesi proprio dalla crisi energetica, alimentata da scenari non proprio rassicuranti che si andavano configurando nei Balcani.
Petrolio: le ragioni di un rialzo dei prezzi
Pericolo scampato sul fronte petrolifero? Non del tutto secondo gli analisti. RBC Capital Markets mette in gioco la possibilità che le quotazioni del petrolio salgano fino a 150 dollari al barile quest'anno, che sarebbe il prezzo più alto mai registrato in tutta la storia della materia prima. Gli analisti della banca d'investimento ritengono che il problema permanga dal lato dell'offerta, ma soprattutto da quello della domanda.
Nel primo caso le forniture di greggio stanno crescendo a un ritmo molto lento, perché all'interno dell'OPEC i Paesi esportatori non stanno aggiungendo la quantità che avrebbero dovuto. Di conseguenza il cartello non è in grado di garantire un output per equilibrare il mercato. La situazione verrebbe aggravata se la Russia invadesse l'Ucraina, perché in quel caso potrebbero scattare sanzioni da parte degli altri Paesi sul petrolio russo. Ciò equivale a dire che l'offerta complessiva verrebbe a ridursi.
Nel contempo la domanda non dà molti segni di rallentamento, nonostante i prezzi siano in continua crescita. Probabilmente questo scenario continuerà fino a quando l'aggiustamento di mercato giunge in maniera naturale, perché magari le persone cominceranno a viaggiare di meno o a non farlo affatto. RBC sostiene che il prezzo del petrolio si manterrà alto fino a quando non troverà la distruzione della domanda.
E quando avverrà questo? Gli analisti della società di servizi bancari fanno un parallelo con quanto successe nel 2008, quando il greggio raggiunse il record di sempre a 147 dollari al barile. All'epoca la benzina salì fino a 4,09 dollari al gallone. Considerata l'inflazione, oggi sarebbero 5,21 dollari al gallone e, finché si raggiunga quel livello, i prezzi del petrolio dovranno arrivare fino a 150 dollari al barile. Questo è uno schema logico delineato da RBC, poi non è detto che la cosa si realizzi. In verità le previsioni della banca sono di 115 dollari entro questa estate.
Altri analisti sono altrettanto rialzisti sulla materia prima. Ad esempio Neal Dingmann di Truist Securities stima il prezzo del greggio a 125 dollari, in quanto a suo avviso le tensioni a livello geopolitico tenderanno a intensificarsi. Manav Gupta di Credit Suisse ritiene che i prezzi alti continueranno a rimanere tali, almeno nel breve termine e anche se le tensioni geopolitiche si allenteranno. La ragione è che il mercato è molto sottofornito in questo 2022.