La riduzione dell'offerta di petrolio di 2 milioni di barili giornalieri messa in campo dall' OPEC+ preoccupa, e non poco, gli Stati Uniti. I prezzi del petrolio quest'anno sono balzati fino a quasi 140 dollari al barile, livello massimo dal 2008, prima di una discesa sotto la soglia psicologica dei 100 dollari. Tuttavia, gli USA vedono ancora rischi al rialzo perché il cartello sembra intenzionato a impedire che l'oro nero si svaluti troppo.
I membri dell'organizzazione ritengono che 80 dollari sia un valore di equilibrio, con cui cioè non si genera inflazione e i produttori riescono ad ottenere un margine accettabile. Tale valore è aumentato rispetto ai 60 dollari di qualche tempo fa, anche perché sono cresciuti i costi da estrazione. L'OPEC+ però guarda con molta attenzione a quanto succede in Cina, visto che i blocchi per il Covid-19 potrebbero ancora determinare un'insufficienza di domanda, quindi un calo sostenuto dei prezzi. Quanto accaduto in questi mesi sui mercati petroliferi non fa presagire nulla di tutto questo, se non la possibilità che la domanda si riduca in corrispondenza di una crescita eccessiva dei prezzi.
Ad ogni modo, l'Amministrazione Biden ha fatto ricorso all'utilizzo delle scorte strategiche per cercare di arginare l'aumento delle quotazioni. Negli Stati Uniti vi è un disegno di legge, approvato da una commissione del Senato il 5 maggio, denominato No Oil Producing and Exporting Cartels (NOPEC), che ha lo scopo di proteggere i consumatori e le imprese petrolifere americane dai picchi dei prezzi. Vediamo di cosa si tratta e cosa potrebbe comportare la sua attuazione.
NOPEC: cos'è
Il NOPEC è un disegno di legge bipartisan statunitense con il quale gli USA avrebbero la possibilità di citare in giudizio l'OPEC+ e le compagnie petrolifere dei Paesi esportatori. Qualora il disegno dovesse diventare legge, quindi, il procuratore generale potrebbe fare causa ai membri del cartello in un Tribunale federale, sebbene non sia chiaro come quest'ultimo potrebbe attuare delle sentenze contro una nazione straniera.
Il NOPEC è portato avanti da oltre 20 anni, con diverse versioni che si sono puntualmente schiantate contro la forte resistenza dell'industria petrolifera, in particolare della lobby American Petroleum Institute. Quest'ultima sostiene che una legge di questo tipo finirebbe per danneggiare i gruppi energetici statunitensi, determinando instabilità nel mercato e alterando la competizione nel commercio internazionale. Ad esempio, la legislazione rischierebbe di portare a una sovrapproduzione dell'OPEC+, spingendo i prezzi talmente in basso da mettere in difficoltà le compagnie americane, che a quel punto non riuscirebbero ad aumentare la produzione di greggio.
Adesso però il NOPEC è tornato alla ribalta dopo che i prezzi della benzina quest'anno negli Stati Uniti sono arrivati a oltre 6 dollari al gallone e il principale esponente dell'OPEC+, l'Arabia Saudita, ha respinto le pressioni americane di non attuare il taglio dell'offerta di petrolio.
NOPEC: il timore delle ritorsioni
Se finora il NOPEC non è riuscito a fare breccia nella legislazione americana è anche perché si è temuto per possibili da parte dei Paesi colpiti dalla riforma. Alcune nazioni potrebbero mettere in campo misure dello stesso tenore in ambito agricolo. Un altro modo per colpire gli Stati Uniti potrebbe essere quello minacciato nel 2019 dall'Arabia Saudita, quando Riyadh ha prefigurato l'ipotesi di vendere il petrolio in una valuta diversa dal dollaro americano. Questo significherebbe una perdita di peso del biglietto verde come principale valuta di riserva mondiale, con conseguenze negative per la posizione di Washington nel commercio internazionale. In altri termini, gli USA verrebbero indeboliti nella loro capacità di applicare sanzioni agli altri Paesi.
Inoltre, il peso massimo dell'OPEC potrebbe anche scegliere altri Paesi nell'acquisto delle armi, mettendo in difficoltà alcuni grandi appaltatori della difesa americani. Infine, i membri dell'OPEC+ avrebbero in serbo anche di mettere dei limiti agli investimenti statunitensi nei loro Paesi o aumentare il prezzo del petrolio solo per gli Stati Uniti.
NOPEC: perché non potrà avere successo
George Bush, Presidente degli Stati Uniti nel 2007, rigettò una proposta di NOPEC che era stata approvata da entrambe le Camere proprio per il rischio troppo elevato che le compagnie americane avrebbero potuto correre. In definitiva, il disegno di legge rappresenterebbe una vera e propria dichiarazione di guerra degli Stati Uniti ai più grandi produttori di greggio del pianeta. Ma al di là di questo, il NOPEC secondo molti analisti avrebbe scarso potere sulle attuali dinamiche petrolifere a livello globale.
In realtà, nonostante gli Stati Uniti siano cresciuti moltissimo negli anni dal punto di vista della produzione energetica conquistando la leadership nel greggio, l'unico Paese che manifesta ancora un potere reale sulla produzione e che è in grado di guidare il prezzo rimane l'Arabia Saudita. Per questa ragione, il Paese del principe ereditario Mohammed Bin Salman viene denominato swing producer: a differenza degli USA, l'Arabia Saudita fonda le sue ricchezze su riserve convenzionali sfruttabili a costo veramente esiguo e che possono essere azionate o frenate con grande elasticità.